domenica 25 febbraio 2018

Impara le Doc

Impara le Doc è una app creata da me, è possibile scaricarla andando dal proprio cellulare su play store e scrivere tamburrino e cerca l' app le doc) in pratica è un gioco e consiste nel cliccare per far apparire il nome della doc e poi cliccare la regione di provenienza. C'è un contatore per le risposte esatte e quelle sbagliate. Appena ci sono novità la app si aggiornerà. Buon divertimento a tutti. Scrivetemi se riscontrate errori, così li posso correggere, prossimamente sarà finita anche la app sulle docg.
altrimenti lo trovate al seguente link

https://play.google.com/store/apps/details?id=appinventor.ai_tamburrino55.Imparaledoc

per problemi contattare
tamburrino55@gmail.com

venerdì 16 febbraio 2018

Cartina delle Docg Italiane



L'immagine è in alta risoluzione quindi ingrandendola
non dovrebbe sgranarsi in caso avvertitemi....

giovedì 8 febbraio 2018

Storia del pisco: dal Cile il nettare del sole






«In una sola goccia un milione di anni di sole»: così raccontava del pisco il poeta Pablo Neruda. Il pisco nasce ai tempi della colonizzazione spagnola con la trasmissione agli indigeni delle uve e delle conoscenze sul processo di distillazione. Sulle origini della parola pisco ci sono opinioni discordanti. Secondo alcuni deriva dal termine aborigeno pisquo, riferito al pajaro volador (un volatile): una metafora per descrivere gli effetti della bevanda su chi ne abusava. Secondo altri deriva da pisquillo, il contenitore di cuoio in cui si poneva il distillato. Questo prodotto ottenuto dalla distillazione di uve
Valle del Elqui
aromatiche (moscatel rosadas, de asturia e alejandria), trova vita in uno dei posti più secchi del mondo, a sud del deserto di Atacama. Piccoli fiumi cristallini che nascono dalle Ande ogni giorno bagnano e modellano una serie di valli, formate da terreni impervi dove il sole è presente 300 giorni all’anno ed imprime, alle uve che lì si coltivano, aromi e sapori particolari. Le uve, una volta raggiunto il giusto grado zuccherino, sono raccolte e fermentate: il vino ottenuto viene distillato in alambicchi di tipo discontinuo, e il prodotto riposerà in botti di quercia americana e raulì (una quercia tipica del Cile), dove, senza alterare la caratteristica aromatica primaria, si trasformerà rendendosi più soave al gusto. In genere il pisco è imbottigliato e messo in commercio
con differenti gradazioni: 30, 32 e 33 gradi per il tradicional; 35 per il tipo especial; 40 per il reservado; 43, 46 e 50 per il gran pisco. L’aspetto deve essere trasparente e brillante, o leggermente ambrato quando effettua un passaggio in botte (ma il colore ambrato non è condizione necessaria per qualificare il prodotto). Tra le marche cilene di qualità troviamo nelle varie gradazioni: il pisco capel, pisco bauzà ed il pisco tres cruces.

lunedì 5 febbraio 2018

I vini italiani: Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOC




L’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone è un vino bianco proveniente dall’Italia centrale che, oltre alle sue eccellenti caratteristiche organolettiche, racchiude nel suo nome una storia affascinante..

Zona di produzione dell’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOC

L’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone è un vino bianco al quale è Highballstata riconosciuta la DOC (Denominazione di Origine Controllata) nel 1966. Questo vino viene prodotto in provincia di Viterbo principalmente nella zona di Montefiascone, ma anche nel territorio dei comuni di

  • Bolsena
  • Capodimonte
  • San Lorenzo Nuovo
  • Grotte di Castro
  • Gradoli
  • Marta

Da secoli la zona di produzione è nota per i suoi ottimi vini: il toponimo “Montefiascone” infatti deriva dai termini latini mons (ovvero “monte”) e flasconis, che significa “fiasco”, ed è un chiaro riferimento al contenitore utilizzato per conservare i vini e già citato in documenti risalenti al V secolo. A coronamento di tutto ciò lo stemma della cittadina laziale, sin dal 1300, è costituito da sei monticelli stilizzati sormontati proprio da… una botte per il vino.

Produzione e diverse tipologie dell’Est! Est!! Est!!!

Per la produzione dell’Est! Est!! Est!!! vengono impiegati alcuni
dei vitigni più classici dell’Italia centrale quali il Trebbiano Toscano o Procanico (50-65%), il Trebbiano Giallo o Rossetto (25-40%), la Malvasia Bianca Lunga e/o la Malvasia del Lazio (10-20%). In aggiunta a questi è possibile utilizzare, in una misura massima pari al 15%, anche vitigni di analogo colore idonei alla coltivazione nella Regione Lazio.

Questo vino DOC viene prodotto in tre diverse tipologie:

  • Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, con titolo alcolometrico volumico naturale minimo pari a 10°;
  • Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Classico, prodotto esclusivamente nelle porzioni di territori comunali di origine più antica di Montefiascone e Bolsena. Questo vino deve presentare un titolo alcolometrico volumico naturale minimo di 11°;
  • Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Spumante, anch’esso con una gradazione alcolica minima pari a 11°.

Secondo il Disciplinare di Produzione la resa massima consentita per l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone è di 130 quintali per ettaro, che scendono a 110 quintali per il Classico e lo Spumante; la resa in vino dell’uva non deve invece superare il 70%. L’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone viene immesso al consumo in recipienti di vetro di capienza sino ad 1.5 litri, anche se nel caso delle tipologie Classico e Spumante sono ammessi contenitori sino a 3 litri di volume nominale.

Caratteristiche dell’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone
Cantina a Montefiascone

Questo vino è apprezzato per il suo gusto secco, pieno e sapido, nel quale è possibile assaporare un piacevole aroma fruttato. L’aspetto è limpido e brillante, e osservando il vino controluce si possono scorgere talvolta dei bei riflessi verdognoli. Il profumo racchiude piacevoli toni floreali nei quali si notano sentori di agrumi e di ananas. Al palato il vino è corposo, morbido e sapido, con un’acidità contenuta.

In particolare, l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone presenta un colore giallo paglierino più o meno intenso, con un sapore che può essere secco, abboccato oppure amabile e che si rivela armonico e persistente, con una leggera nota amarognola.

L’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone Spumante è caratterizzato da una spuma fine e persistente e da un colore giallo paglierino tenue. Il profumo è decisamente gradevole e richiama a delicate note fruttate; il sapore risulta secco, lievemente aromatico e fruttato.

Infine, l’Est!Est!! Est!!! di Montefiascone Classico presenta un colore giallo paglierino più o meno scuro, ed un profumo leggermente aromatico, fine e caratteristico. Al palato il vino è caratterizzato da un sapore armonico, sapido e persistente, che racchiude una leggera vena amarognola. Anche questa tipologia di
Tipica cantina di Montefiascone
vino può essere secca, abboccata o amabile. Si tratta di è un vino da bere giovane, e che dà solitamente il meglio di sé entro un anno dalla vendemmia.

Come gustare al meglio l’Est! Est!! Est!!!

L’Est! Est!! Est!!! va consumato freddo, preferibilmente ad una temperatura di servizio di 8-10°C. Grazie alle sue particolari caratteristiche organolettiche questo vino risulta particolarmente adatto all’abbinamento con piatti a base di pesce, crostacei e carni bianche, ma anche verdure e frittate. Non dimenticando le sue origini laziali, l’Est! Est!! Est!!! è uno squisito accompagnamento anche ai piatti tipici della cucina del territorio come, ad esempio, gli spaghetti cacio e pepe.

Altri accostamenti ideali sono rappresentati dai tipici antipasti freddi di pesce oppure da antipasti “all’italiana” a base di salumi tipici, ma anche brodi di carne, passati di verdure, gnocchi, risotti delicati, fritture di pesce e verdure in pastella.

Da provare, infine, l’abbinamento con formaggi e latticini freschi come ad esempio il fior di latte, la stracciatella, la Mozzarella di Bufala, la burrata oppure ancora la delicata ricotta romana. Nella sua versione abboccata, l’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone è ideale anche servito con i dolci come ad esempio crostate di frutta fresca e macedonie.

Le curiose origini del nome “Est! Est!! Est!!!”

Con una denominazione tanto particolare, vale senz’altro la pena accennare alla leggenda che racconta la nascita del nome di questo vino. Si racconta che nel 1111 un prelato fiammingo il cui nome era Johannes Defuk (o Deuc) stesse viaggiando in Italia al seguito di Enrico V, imperatore di Germania. Il sovrano era infatti in viaggio per Roma dove sarebbe stato coronato Imperatore del Sacro Romano Impero da Papa Pasquale II. Defuk era un vero e proprio amante del buon vino, e per essere certo di gustare solo il “meglio” della produzione italiana escogitò un astuto stratagemma. Egli si faceva infatti precedere di un paio di giorni, lungo il suo tragitto, dal fedele servo e coppiere Martino che ispezionava la zona prima dell’arrivo del padrone. Martino era incaricato di trovare una sistemazione degna per il prelato, il che ovviamente corrispondeva ad una locanda nella quale venisse servito dell’ottimo vino. Affinchè Defuk, giunto sul posto, potesse andare a colpo sicuro, il servo Martino doveva lasciare la scritta “Est!” sulla porta della locanda. “Est!” significa infatti, in latino, “C’è!” ed era sottointeso che il riferimento fosse proprio nei confronti del vino buono. Trovandosi dalle parti di Montefiascone, Martino rimase colpito da un vino prodotto della zona, talmente buono che un solo “Est!” non bastava: egli ne scrisse ben tre, non lesinando sui punti esclamativi (ben sei). E il resto è storia.

Una storia che testimonia come Defuk, di ritorno dal viaggio da Roma, si fermò in pianta stabile a Montefiascone per godere delle prelibatezze enogastronomiche locali. Il suo amore per il buon vino tuttavia lo condusse – sembra – alla tomba. Defuk venne seppellito nella locale chiesa di San Flaviano e sulla sua lapide si può leggere ancora l’iscrizione:

“Per il troppo EST! qui giace morto il mio signore, Johannes Defuk”

Il vescovo lasciò un generoso lascito ereditario a Montefiascone, a
condizione che negli anni a venire in occasione dell’anniversario della sua morte venisse versato del vino sul suo sepolcro. La tradizione venne portata avanti per secoli e a questo bizzarro personaggio fiammingo è dedicata ogni anno una rievocazione storica che vede la partecipazione di figuranti in costumi d’epoca.

domenica 4 febbraio 2018

Vino Santo trentino - i passiti di nicchia


Valle dei laghi

Il Vino Santo Trentino si ricava esclusivamente dal vitigno autoctono nosiola (coltivato su circa 110 ettari che rappresentano l’1,5% della produzione di uva trentina) che ha trovato la sua zona di elezione nella Valle dei Laghi, la valle percorsa dall’antica strada romana che metteva in comunicazione la valle dell’Adige con il Garda, caratterizzata da una quantità di piccoli laghi di origine glaciale e da un clima mite favorito dalla vicinanza del Garda. Per produrlo si utilizzano i grappoli spargoli (quelli con acini radi)
provenienti da vecchi vigneti posti in pochi e distinti appezzamenti, i soli che permettono il lunghissimo appassimento (solo il 10% dei vigneti di nosiola della Valle dei Laghi è ritenuto idoneo dai produttori per l’appassimento, quindi poco più di 10 ettari complessivi in tutto per i cinque produttori esistenti).
I grappoli ben maturi, raccolti tardivamente, sono stesi su graticci detti arele e collocati sulle soffitte. La costante ventilazione è garantita tutto l’anno dalla cosiddetta “ora del Garda”, il caratteristico e celebre vento che soffia dal vicino lago di Garda. L’appassimento si protrae per oltre cinque o sei mesi, fino alla Settimana Santa (di qui il nome). La muffa nobile, botrytis cinerea, si sviluppa esclusivamente all’interno dell’acino accentuandone la disidratazione, e con l’azione combinata del tempo e del vento, provoca un calo dell’80% e oltre. Il che significa che da 100 chili di uva nosiola fresca si ottengono appena 15, 18 litri di mosto di Vino Santo. Terminata la pigiatura, il mosto è travasato in piccole botti di rovere dove inizia la fermentazione naturale che, per l’elevatissima concentrazione degli zuccheri, procede molto lentamente: per almeno sei, otto anni. Dopo l’imbottigliamento ricomincia la vita di questo vino, che si protrae
Uva nosiala passita
oltre i cinquant’anni. Un tempo il Vino Santo era considerato una sorta di medicinale: corroborante e rinforzante nelle diete dei convalescenti. Oggi può essere a pieno titolo considerato “il passito dei passiti”: nessun altro vino, infatti, rimane in appassimento naturale così a lungo.

Questa antica tradizione sopravvive grazie alla tenacia di  cinque viticoltori, che oggi fanno parte di un Presidio, per riuscire a valorizzare il loro lavoro. In vigna, seguono i principi dell'agricoltura biologica e biodinamica, praticando solo diserbo meccanico, sostituendo i fertilizzanti con la pratica del sovescio oppure interrando preparati biodinamici e limitandosi a usare rame e zolfo per contrastare malattie e parassiti.


Area di produzione Comuni di Calavino, Cavedine, Lasino, Padergnone, Vezzano (provincia di Trento)

10 Domande per Sommelier 07/02/2020

Inizia il test 07/02/2020