produzione dei vini con questa celebre uva bianca.
Le vicende enologiche di Chablis
sono piuttosto singolari. Per anni modello incontrastato per i vini prodotti
con uva Chardonnay, il suo nome è stato nel mondo sinonimo di vino bianco e,
soprattutto, di Chardonnay. La sua notorietà e il suo influsso sono stati tali
da indurre alcuni produttori al di fuori della Francia a utilizzare il nome
Chablis nei loro vini, vini che con la celebre zona francese non avevano nulla
in comune, nemmeno lo Chardonnay. Baluardo della produzione di vini bianchi
fermentati e maturati in vasche d'acciaio, Chablis ha subito in anni recenti
forti attacchi da parte dei vini prodotti facendo uso della barrique, in modo
particolare, di quelli provenienti dal cosiddetto “Nuovo Mondo”. Nonostante i
produttori di Chablis si siano dovuti adattare alle nuove tendenze - molti di
loro hanno abbandonato in tutto o in parte la vasca d'acciaio per sostituirla
con la barrique - la produzione vinicola di questa celebre area francese rimane
un solido punto di riferimento, grazie sia alle particolari condizioni
ambientali e climatiche sia alle tecniche utilizzate per la produzione dei
vini.
Nonostante sia molto vicina
alla Champagne e alla capitale Parigi, Chablis appartiene alla regione vinicola
della Borgogna. Considerando il clima, il suolo e le condizioni ambientali,
Chablis è infatti molto più simile alla Champagne piuttosto che alla Borgogna,
anche se qui - com'è noto - nei vini non si trovano bollicine. Anche senza
bollicine, i vini di Chablis non passano inosservati nei calici degli
appassionati. Generalmente definiti come gli Chardonnay venuti dal freddo,
i vini di Chablis si fanno apprezzare per la loro spiccata acidità - talvolta
perfino eccessiva - una qualità difficile da trovare nei vini prodotti altrove
con il morbido e rotondo Chardonnay. Anche la scelta di
utilizzare contenitori inerti - tipicamente vasche d'acciaio - contribuisce
alla conservazione delle qualità “fresche” dello Chardonnay, contrariamente a
quello che accade nei vini fermentati e maturati in botte, nei quali il legno
contribuisce a rendere lo Chardonnay più
rotondo e carezzevole.
La storia
enologica di Chablis inizia con l'arrivo degli antichi romani durante la colonizzazione
delle antiche terre di Francia con lo scopo di estendere i confini del proprio
impero. Com'è noto, gli antichi romani erano soliti introdurre la coltivazione
della vite - e quindi la produzione di vino - in tutti i luoghi che riuscivano
a conquistare: non solo l'introduzione di una loro tradizione, ma anche la
necessità di avere sempre vino a disposizione per placare la sete dei loro
legionari. Con quali uve e in quale modo si producesse il vino di Chablis a
quei tempi, rimane uno dei tanti misteri persi nel passato e che non sono
giunti ai tempi nostri. Viste le condizioni climatiche e ambientali dell'area,
è molto probabile che si trattasse di vino prodotto con uve bianche, tuttavia è
impossibile affermare che fosse Chardonnay. Inoltre, non esistono fonti
storiche sui vitigni coltivati a quei tempi nella zona di Chablis e nemmeno i
tipi di uve introdotti dagli antichi romani.
La prima citazione scritta di
Chablis risale al 510. La coltivazione della vite, e quindi anche la produzione
di vino, subì un forte sviluppo - qui come altrove in Europa - grazie
all'attività di monaci appartenenti ai diversi ordini religiosi, in particolare
i cistercensi che, con molta probabilità, introdussero lo Chardonnay a Chablis.
Molti monasteri e chiese furono infatti costruiti nella zona, fra questi un
monastero costruito da Sigismondo, il primo re cristiano di Borgogna, e la
chiesa di Santa Maria costruita da Carlo Magno. In seguito alle invasioni dei
vichinghi, i monaci di Tours furono costretti a rifugiarsi nella vicina
Auxerre, contribuendo così allo sviluppo dei vini di Chablis. La scelta di
stabilirsi ad Auxerre non fu casuale. L'area offriva condizioni climatiche e
ambientali per la buona coltivazione della vite - e il vino è un elemento
essenziale per la celebrazione della liturgia - oltre alla presenza di uno
scalo fluviale che garantiva un facile collegamento con Parigi. Sarà infatti
grazie al collegamento fluviale che i vini di Chablis saranno trasportati in
quantità fino a Parigi, tanto da renderlo uno dei vini più facilmente
reperibili nella capitale.
Dopo alcuni secoli, i vini di
Chablis uscirono dai confini della Francia per raggiungere la vicina
Inghilterra. In alcuni registri risalenti alla metà del XV secolo, si trovano
infatti citazioni sui vini di Chablis trasportati nelle barrique verso la
regione di Picardie, nelle Fiandre e in Inghilterra. Questo fiorente periodo
per Chablis e per i suoi vini, fu bruscamente interrotto nei primi anni del
1600, quando l'area fu devastata dagli ugonotti e data alle fiamme. Furono così
distrutti gran parte dei vigneti, la quale ricostruzione, non solo dei vigneti,
ma anche della fama di Chablis, richiese quasi due secoli. Il riconquistato
prestigio dei vini di Chablis non durò comunque molto: di li a poco, altri
temibili nemici avrebbero inflitto danni devastanti ai vigneti. Il declino
iniziò nel 1886, quando nei vigneti di Chablis fece la sua comparsa l'oidio e
solo un anno più tardi arrivò anche la temibile fillossera. Due eventi che
scoraggiarono molti viticoltori e per molto tempo evitarono di reimpiantare i
loro vigneti, con conseguenze negative per la produzione vinicola di Chablis.
L'arrivo
della ferrovia rappresento un altro motivo che fece perdere l'interesse dei
viticoltori per la produzione di vino. Grazie al collegamento ferroviario, i
vini di altre zone della Francia cominciarono a raggiungere in breve tempo la
capitale Parigi, facendo perdere significative quote di mercato ai vini di
Chablis. La produzione vinicola subì un'altra significativa riduzione anche a
causa dei due conflitti mondiali. Nel 1945, dopo la fine della seconda guerra
mondiale, la produzione di Chablis era scesa ad appena 481 ettolitri rispetto
ai 15.000 del 1938. Il declino della viticoltura e dell'enologia di Chablis
continuò fino alla metà degli anni 1950, quando nella celebre terra dei vini
bianchi erano presenti poco più di 200 ettari di vigneti. Fu questo il periodo
degli ultimi decenni decisamente meno splendente per Chablis, ma che segnò
tuttavia anche il trionfante inizio della sua ripresa e del suo prestigio. Oggi
Chablis rappresenta un punto di riferimento mondiale per la produzione di vini
Chardonnay, un modello largamente copiato anche fuori dai confini Francesi e
che ha dato perfino origine, grazie al successo del suo nome, a vini prodotti
nei paesi del “Nuovo Mondo” commercializzati con il nome Chablis. Un
deprecabile plagio, non solo
per l'uso improprio del nome, ma anche per le diverse uve - spesso sconosciute - utilizzate per la loro produzione con risultati qualitativi piuttosto ordinari.
per l'uso improprio del nome, ma anche per le diverse uve - spesso sconosciute - utilizzate per la loro produzione con risultati qualitativi piuttosto ordinari.
Classificazione
dello Chablis
L'area
vinicola di Chablis è riconosciuta dal sistema di qualità
francese come AOC
(Appellation d'Origine Contrôlée, Denominazione d'Origine Controllata) e
appartiene alla regione vinicola della Borgogna. I vini di Chablis sono
prodotti con uva Chardonnay, pertanto bianchi, e la tecnica prevalentemente
impiegata prevede l'uso di vasche d'acciaio, mentre la barrique è poco diffusa.
I vini di Chablis sono classificati, dal livello più basso a quello più alto,
in: Petit Chablis, Chablis, Chablis Premier Cru e Chablis
Grand Cru. In termini di produzione, la percentuale maggiore - oltre l'80%
- è destinata ai vini appartenenti alle categorie Petit Chablis e Chablis.
Nonostante esistano 40 vigneti appartenenti alla denominazione Chablis
Premier Cru, solamente 12 di questi sono considerati di maggiore prestigio:
Beauroy, Côte de Léchet, Fourchaume, Les Fourneaux, Mélinots, Montée de
Tonnerre, Montmains, Monts de Milieu, Vaillons, Vaucoupin, Vaudevay e Vosgros.
Ancora più ristretta la categoria degli Chablis Grand Cru composta da
appena sette vigneti (climat): Blanchot, Bougros, Les Clos, Grenouilles,
Preuses, Valmur e Vaudésirs.
Lo
Chardonnay Che Viene dal Freddo
Chablis è l'area vinicola più
settentrionale della Borgogna e si trova a circa 200 chilometri nord-ovest
dalla Côte d'Or.
Paradossalmente, Chablis è molto più vicina alla Champagne
piuttosto che alla zona principale della Borgogna: poche decine di chilometri
separano Chablis dai vigneti di Aube. La vicinanza con la Champagne ha anche
rappresentato all'inizio del 1900, quando ancora non era in vigore il sistema
di qualità francese delle AOC, un connubio fra le due aree vinicole.
Infatti accadeva che i freschi vini Chardonnay di Chablis fossero trasportati
fino a Reims e a Épernay per essere trasformati in nobili bollicine champenois.
In effetti, se si considera la posizione geografica, la composizione del suolo
e le condizioni ambientali, Chablis è molto più simile alla Champagne piuttosto
che alla Borgogna. Il suolo dell'area di Chablis è infatti ricco di gesso -
esattamente come quello della Champagne - una qualità che conferisce ai suoi
bianchi i caratteristici aromi e sapori minerali di pietra focaia.
Nonostante in tempi passati lo
Chablis fosse prodotto mediante l'uso della tradizionale feuillette -
una piccola botte di legno della capacità di 132 litri - negli ultimi decenni è
stata la vasca
d'acciaio a imporsi nelle cantine. Inoltre, l'introduzione di
nuove importanti tecnologie, come la fermentazione a temperatura controllata,
hanno contribuito al rilancio dei vini di Chablis a livello mondiale, creando
il modello enologico che vanta così tanti tentativi di imitazione. Un modello
che ha comunque subito forti attacchi da parte dei nuovi Chardonnay
provenienti dal “Nuovo Mondo”, che con i loro aromi immediati e diretti di
legno hanno saputo conquistare facilmente i palati di molti appassionati. La
nuova tendenza non ha fatto che aumentare le già tante polemiche esistenti fra
i produttori di Chablis già impegnati a discutere sull'utilità commerciale ed
enologica delle loro tradizioni e delle nuove tecniche. Molti di loro si sono
comunque lasciati tentare da questa nuova moda tanto da adottare in cantina
l'uso della barrique sia per la fermentazione sia per la maturazione dello
Chardonnay.
La viticoltura e l'enologia di
Chablis hanno percorso un cammino imponente a partire dalla metà degli anni
1950, quando la superficie destinata ai vigneti era appena 500 ettari. Nei
primi anni 1970 la superficie era aumentata a 750 ettari, fino ad arrivare agli
attuali 4300 ettari. Le condizioni ambientali dell'area rendono spesso la
viticoltura un'impresa difficoltosa. Uno dei problemi principali che devono
affrontare i viticoltori sono infatti le gelate, un fenomeno che può
verificarsi anche in
maggio. Due sono i metodi impiegati nello Chablis per
combattere le gelate. Il primo consiste nel disporre delle grandi stufe in
mezzo ai vigneti con lo scopo di scaldare l'aria, il secondo prevede il
cospargimento dell'acqua sui tralci delle viti che poi il freddo provvederà a
gelare, creando quindi uno strato di ghiaccio tale da proteggere i germogli. Le
rigide condizioni meteorologiche e la particolare composizione del suolo
riescono a conferire ai vini di Chablis quel carattere minerale e assolutamente
personale, una freschezza difficilmente esprimibile altrove, qualità che hanno
reso famosi i vini di questa zona come Chardonnay venuto dal freddo.
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Domaine Laroche |
La
produzione riguarda prevalentemente i vini destinati alle denominazioni Chablis
AOC e Petit Chablis AOC, solitamente prodotti da vigneti coltivati
nelle pianure. I terreni composti prevalentemente da gesso e depositi fossili
sono riservati alla produzione dei vini Chablis Premier Cru AOC e Chablis
Grand Cru AOC, cioè le due categorie di vini che hanno reso famosa nel
mondo la produzione enologica di quest'area con le tipiche qualità
organolettiche minerali e di pietra focaia. I sette climat Grand Cru si
trovano nelle vicinanze a nord della città di Chablis, vigneti dai quali si
producono gli Chardonnay più celebri e ricercati. Anche i Premier Cru
sono da considerarsi eccellenti vini, nei quali è sempre possibile percepire le
qualità minerali e lo stile di
Chablis. Anche nei vini appartenenti alle
categorie Chablis AOC e Petit Chablis AOC non è raro trovare
delle buone sorprese. In particolare il Petit Chablis, un vino da
consumarsi giovane - solitamente considerato come un vino da bersi tutti i
giorni per accompagnare i pasti - che nella sua semplicità può comunque far
comprendere lo stile di questa celebre area vinicola della Francia.
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