sabato 23 settembre 2017

Vini di nicchia: Vin Santo Affumicato dell'Alta Valle del Tevere



Autentica perla del made in Umbria, prodotto unico ma poco conosciuto nel panorama dei vini, rischia l'estinzione.La produzione del vin santo è una tradizione che appartiene a tutte le aree vitivinicole di Toscana e Umbria. Ma nell’alta Valtiberina, intorno a Città di Castello, nei secoli le famiglie hanno elaborato una tecnica che ha reso unico e originale questo prodotto: l’appassimento dei grappoli o coppiole (grappoli appesi uniti a due a due) è fatto in locali ricchi di fumo, per la presenza di camini e stufe, e questo dona una nota affumicata al prodotto finale. Storicamente tutte le famiglie della zona appendevano i grappoli alle travi del soffitto, in cucina, permettendo al fumo del camino di salire e permeare gli acini, ma nell’Ottocento questa tradizione si è intrecciata con l’attività in ascesa dell’epoca: la produzione del tabacco.

Nei locali costruiti per stendere ad asciugare le foglie di tabacco, i produttori di vino sistemavano anche i grappoli, esponendoli al fuoco e al fumo delle grandi stufe a legna. Il connubio tra i due prodotti continuava anche dopo: quando i contadini dissotterravano le casse in latta dove avevano nascosto un po’ di tabacco per sottrarlo ai monopoli di stato, per ammorbidire le foglie le irroravano con il vinosanto. E la tradizione di inzuppare il sigaro toscano nel vinosanto prima di fumarlo esiste ancora oggi.
Le uve impiegate sono trebbiano, malvasia ma anche grechetto, cannaiolo, vernaccia e san colombano, tutte raccolti a maturazione

ancora non eccessiva, affinché le bucce degli acini siano spesse e resistano all’appassimento, che dura almeno tre, quattro mesi, fino a dicembre o gennaio. I grappoli sono quindi diraspati, pigiati e lasciati a fermentare in botti di legno con il lievito madre che ogni famiglia custodisce. Rimangono poi in locali ben areati e soggetti agli sbalzi di temperatura stagionali. Il tempo fa il resto, offrendoci – dopo almeno tre anni – un vino amabile con note di frutta secca e miele di castagno, ma con un inconfondibile sentore di fumo che ricorda appunto il tabacco da sigaro.

Dal 2014 il  Vin Santo Affumicato dell'Alta Valle del Tevere è un presidio Slow-food.
Oggi sopravvivono tante piccole vigne accanto alle case dei contadini e le famiglie che hanno conservato botti, anche

centenarie, e lievito madre tramandato dagli avi continuano a produrre vinosanto affumicato, principalmente per il suo valore affettivo.
Il Presidio vuole convincere altri piccoli viticoltori a riprendere la produzione in modo professionale, riportando sul mercato un prodotto dal sapore antico che potrebbe rappresentare un’interessante integrazione dell'attività agricola nella valle del Tevere, un’area in cui le coltivazioni ad alto reddito degli ultimi decenni - frutticoltura e tabacco in primis - sono state progressivamente abbandonate.

altavalle-del-tevere

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