Lambrusco salamino |
Il Lambrusco modenese, col suo bel colore rosso rubino brillante e la sua piacevole frizzantezza, è un prodotto tipico della terra emiliana che da sempre è sinonimo di semplicità, genuinità ed accostamento con la buona tavola. Scopriamo insieme le origini e le caratteristiche del Lambrusco, in un viaggio che parte dal cuore dell’Emilia per raggiungere anche i luoghi più lontani dell’Italia e del mondo.
Il Lambrusco
ha una storia antichissima, che già i letterati dell’epoca romana
come Catone, Virgilio e Varrone descrissero nelle loro opere. Diversi autori
classici infatti portano la testimonianza dell’esistenza, nel territorio
emiliano, di un vitigno selvatico denominato “Labrusca vitis”,
che cresceva negli ambienti più marginali delle
campagne coltivate e che aveva
la particolarità di produrre un’uva dal gusto spiccatamente aspro.
Vigneti di lambrusco nel modenese |
Zona di produzione del Lambrusco modenese
La
viticoltura del modenese è la più antica di tutta l’Emilia Romagna, e si
vanta anche del primato di ospitare la più antica cantina sociale
italiana ancora in attività (Cantina Sociale di Carpi) e, come se non
bastasse, altre tre fondate più di un secolo fa. Attualmente la
superficie vitata si estende per un’area di circa 8000 ettari, ed è
volta alla produzione di quattro tipi di Lambrusco:
- di Sorbara
- Salamino di Santa Croce
- Grasparossa di Castelvetro
- di Modena
Per i primi
tre Lambruschi (di Sorbara, Salamino di Santa Croce e Grasparossa
di Castelvetro) la DOC (Denominazione di Origine Controllata)
venne assegnata nel 1970 ma, per via delle recenti modifiche alla legge,
ora la DOC è stata convertita in DOP (Denominazione di Origine
Protetta). Ultimo arrivato, il Lambrusco di Modena si fregia della DOP
da poco tempo, essendo questa denominazione stata assegnata solo nel 2009;
tutti questi Lambruschi sono valorizzati e tutelati dal Consorzio Marchio
Storico dei Lambruschi Modenesi .
Lambrusco di Sorbara
Questo vino
viene ricavato dal vitigno omonimo, conosciuto appunto come Lambrusco di
Sorbara, coltivato nella zona compresa fra i fiumi Secchia e Panaro: si
tratta di una varietà indigena di origini antichissime, esclusiva del modenese
e dalle caratteristiche molto particolari. I grappoli del Lambrusco di Sorbara
sono infatti caratterizzati da un elevato grado di acinellatura, ovvero
tendono a produrre molti acini delle dimensioni di pochissimi millimetri.
Questo
aspetto determina la scarsità complessiva della produzione, dal momento
che l’acinellatura produce dei grappoli “striminziti”: in alcuni anni la
quantità di uve prodotte è davvero ridotta. Ma tutto ciò viene compensato
dall’elevatissima qualità del prodotto finale: le viti, infatti,
riescono a concentrare negli acini “normali” tutte le preziose sostanze
nutritive, rendendole profumate e saporite in modo unico. La produzione massima
per ettaro è di 18 tonnellate di uva, mentre la resa in vino dell’uva
stessa non deve superare il 70%.
Per la
produzione del Lambrusco di Sorbara devono essere utilizzate almeno per il 60%
le uve dell’omonimo vitigno, con eventuali aggiunte di Lambrusco Salamino
(per un massimo del 40%) e di altri Lambruschi, da soli o
congiuntamente, fino a un massimo del 15%. Il Lambrusco di Sorbara viene
prodotto nelle quattro diverse tipologie “rosso spumante”, “rosato
spumante”, “rosso frizzante” e “rosato frizzante”.
Il Lambrusco
di Sorbara, sia esso “frizzante” o “spumante”, è caratterizzato
da un colore rosso (o rosato) rubino chiaro, ed è in assoluto il vino più
chiaro fra le quattro varietà di Lambrusco modenese DOP. A causa dei suoi
bei riflessi violacei, il Lambrusco di Sorbara è conosciuto anche come “Lambrusco
della Viola”.
Nel caso
degli “spumanti”, la sua spuma è leggermente rosata e il profumo
è fine, fresco e fruttato, e si presenta all’olfatto una nota di violetta che
lo rende inconfondibile. Il sapore è armonico, fruttato e leggermente
acidulo, poco corposo e delicato, che rende questo vino adatto ad essere
gustato da giovane. Si può trovare inoltre nelle tipologie secco
(o asciutto), abboccato (o semisecco), amabile e dolce. Il titolo alcolometrico
volumico totale minimo per la tipologia “spumante” è di 11°, con
un’acidità totale minima di 6 grammi su litro; per il “rosso”
l’estratto non riduttore minimo è di 18 g/l, mentre per il “rosato”
è di 16 g/l.
I vini “frizzanti”
si contraddistinguono invece per la spuma vivace, evanescente, e per il
titolo alcolometrico volumico totale minimo che è di 10.5°. L’acidità
totale minima è di 6 grammi su litro; per il “rosso” l’estratto
non riduttore minimo è di 18 g/l, mentre per il “rosato” è di 16
g/l.
Grazie alle
sue caratteristiche ed alla tradizione che da sempre ne contraddistingue
l’uso in cucina, il Lambrusco di Sorbara accompagna in modo eccellente i
saporiti piatti tipici della cucina emiliana: lasagne, brasati e
bolliti in particolare.
Lambrusco Salamino di Santa Croce
Viene
prodotto principalmente (per un minimo dell’85%) con uve del vitigno
autoctono Lambrusco Salamino, con piccole percentuali di altri
vitigni come Lambrusco Ancellotta e Fortana (conosciuta
localmente anche come “Uva d’Oro”), per un massimo del 15%. La
zona di produzione del Lambrusco Salamino di Santa Croce è nella porzione
nordoccidentale della provincia di Modena, localizzata
principalmente attorno al territorio di Carpi: proprio il nome di questo vitigno, “Santa Croce”, si riferisce ad una frazione di questo comune modenese.
principalmente attorno al territorio di Carpi: proprio il nome di questo vitigno, “Santa Croce”, si riferisce ad una frazione di questo comune modenese.
I grappoli
di questo vitigno sono piccoli ma serrati, con acini di colore blu-nerastro e
dalla polpa succosa leggermente acidula. Il vitigno Lambrusco Salamino è
caratterizzato da una ottima produttività, costante nel tempo, e la
maturazione delle uve avviene nella prima decade del mese di ottobre. La
produzione massima di uva per ettaro è di 19 tonnellate, mentre la resa
in vino dell’uva stessa non deve superare il 70%.
Il Salamino
di Santa Croce viene prodotto nelle quattro diverse tipologie “rosso
spumante”, “rosato spumante”, “rosso frizzante”
e “rosato frizzante”.
Il Salamino
di Santa Croce “spumante” si presenta con un colore rosso rubino
carico dai riflessi violacei ed è corollato da una spuma del medesimo
colore violaceo, vivace ed evanescente. Il profumo è fresco, fruttato,
persistente e dall’intendo aroma vinoso, che richiama i sentori della frutta
matura. Il sapore è armonico, leggermente acidulo e fresco, sapido e di
corpo medio, dal moderato grado alcolico; si può trovare nelle tipologie
secco (o asciutto), abboccato (o semisecco), amabile e dolce. Il titolo
alcolometrico volumico totale minimo per la tipologia “spumante” è di 11°,
con un’acidità totale minima di 6 grammi su litro; per il “rosso”
l’estratto non riduttore minimo è di 18 g/l, mentre per il “rosato”
è di 16 g/l.
La tipologia
“frizzante” è molto simile a quella “spumante”, ma è
caratterizzata da un titolo alcolometrico volumico totale minimo inferiore, e
pari a 10.5°.
Il Salamino
di Santa Croce è di un vino gradevole e beverino, apprezzato anche dai
palati più delicati e che si accompagna alla perfezione ai piatti locali come
la pastasciutta col ragù bianco, i tortellini in brodo e gli arrosti.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro
Anche questo
vino si ottiene per almeno l’85% dalle uve dell’omonimo vitigno, il Lambrusco
Grasparossa, che a livello di impianto può essere affiancato da altri
vitigni di Lambrusco, Malbo Gentile e Fortana che
concorrano per una misura non superiore al 15%. La particolarità unica
del vitigno Lambrusco Grasparossa è che in autunno non sono solo le foglie a
virare assumendo i colori rossi accesi tipici dell’autunno, ma anche il
raspo e i pedicelli (cioè il sostegno principale del grappolo e ciascun
peduncolo al quale sono attaccati i singoli acini).
Questo
vitigno è generalmente poco produttivo, ma frugale ed in grado di
adattarsi
anche ai terreni più poveri come, ad esempio, quelli delle alte pianure e delle colline modenesi. La maturazione è dunque abbastanza tardiva, e la vendemmia avviene anche ad ottobre inoltrato; nei tempi passati, si vendemmiava anche verso la metà di novembre. I grappoli sono spargoli, ovvero con acini liberi e radi, di un colore blu scuro-nerastro, dalla buccia consistente e dalla polpa succosa e lievemente acidula. La produzione massima di uva per ettaro è di 18 tonnellate, mentre la resa in vino dell’uva stessa non deve superare il 70%.
anche ai terreni più poveri come, ad esempio, quelli delle alte pianure e delle colline modenesi. La maturazione è dunque abbastanza tardiva, e la vendemmia avviene anche ad ottobre inoltrato; nei tempi passati, si vendemmiava anche verso la metà di novembre. I grappoli sono spargoli, ovvero con acini liberi e radi, di un colore blu scuro-nerastro, dalla buccia consistente e dalla polpa succosa e lievemente acidula. La produzione massima di uva per ettaro è di 18 tonnellate, mentre la resa in vino dell’uva stessa non deve superare il 70%.
Il
Grasparossa di Castelvetro viene prodotto nelle quattro diverse tipologie “rosso
spumante”, “rosato spumante”, “rosso frizzante”
e “rosato frizzante”.
La tipologia
“spumante” è caratterizzata da un colore rosso rubino intenso dai
bei riflessi violacei, con spuma vivace ed evanescente del medesimo colore.
Il profumo è fruttato e richiama fortemente a quello dell’uva matura e
delle mandorle di pesco, ed è nel suo complesso fragrante, intenso e
spiccatamente vinoso. Il sapore è armonico, intenso e leggermente
fruttato, con un tipico retrogusto leggermente amarognolo; si può trovare nelle
tipologie secco (o asciutto,) abboccato (o semisecco), amabile e dolce.
Il titolo alcolometrico volumico totale minimo è di 11°, con un’acidità
totale minima di 6 grammi su litro; l’estratto non riduttore minimo è di
18 g/l per il “rosso” e di 16 g/l per il “rosato”.
La tipologia
“frizzante” è molto simile, dal punto di vista organolettico, a quella “spumante”;
è tuttavia caratterizzata da un titolo alcolometrico volumico totale minimo di 10.5°
e da un’acidità totale minima di 5.5 grammi su litro.
Il
Grasparossa di Castelvetro è adatto ad essere servito con una grande varietà di
piatti, dall’aperitivo al dolce. L’accostamento migliore è con le
pietanze saporite e sostanziose come ad esempio primi piatti
con ragù, lasagne ed arrosti; un ottimo abbinamento è anche quello con i salumi
ed i formaggi tipici della tradizione emiliana, ma anche con formaggi
invecchiati o erborinati. A fine pasto, il Lambrusco Grasparossa di Castelvetro
si sposa bene anche con la pasticceria secca o i tipici dolci di Modena,
come, ad esempio, la torta Barozzi (preparata con caffè e cioccolato
fondente) e il bensone, semplice dolce simile a un grosso
biscotto.
Lambrusco di Modena
Questo vino,
ultimo arrivato (solo nel 2009) nella categoria dei vini Lambruschi DOP
modenesi, viene prodotto utilizzando un uvaggio, ovvero una mescolanza, di
diversi tipi di uve. Si parte da una “base” composta almeno per l’85% da
diversi tipi di Lambrusco coltivati in provincia di Modena, mentre per
un massimo del 15% è possibile utilizzare uve provenienti dai vitigni Ancellotta,
Malbo Gentile e Fortana. La produzione massima di uve è di 23
tonnellate per ettaro, mentre la resa massima dell’uva in vino finito non deve
essere superiore al 70%. Il Lambrusco di Modena viene prodotto in
quattro principali tipologie: “rosso spumante”, “rosato
spumante”, “rosso frizzante” e “rosato frizzante”.
La tipologia
“rosso spumante” è caratterizzata da un colore rosso rubino o
granato, di intensità variabile, e sviluppa una spuma fine e
persistente. Il suo profumo è ampio e floreale, delicato e fragrante. Il
sapore può essere molto diverso a seconda dei tipi: secco (o asciutto),
abboccato (o semisecco), amabile o dolce; è comunque sempre armonico con
leggeri sentori di lievito. La tipologia “rosato spumante” è invece
caratterizzata da un bel colore rosato, più o meno intenso, che forma
una spuma fine e persistente. Il profumo è gradevolissimo, con
spiccate note fruttate e floreali. Il titolo alcolometrico volumico totale
minimo è di 11° e l’acidità totale minima di 5.5 grammi su litro
per entrambe le tipologie, “rosso” e “rosato”; l’estratto non
riduttore minimo è invece di 18 g/l per il “rosso” e di 16
g/l per il “rosato”.
Le tipologie
“frizzanti” sono molto simili ai loro corrispettivi “spumanti”,
eccezion fatta per la spuma vivace ed evanescente e per il titolo
alcolometrico volumico totale minimo, che è di 10.5°.
Tutte le
tipologie si adattano molto bene a pastasciutte con sughi di carne,
piatti succulenti a base di carne come lombatine ed arrosti ed i salumi tipici
emiliani.
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