Greco di Tufo (12), Fiano di Avellino (10), Taurasi (1) e Aglianico
del Taburno (2): sono
i vini più famosi della Campania, espressione di straordinarie uve bianche
e rosse, eccellenti rappresentanti di un'antica cultura enologica.
La Campania
è una regione affascinante sotto molti aspetti. Storia, cultura, arte e
tradizione,
hanno da sempre contraddistinto questa antica terra in ogni aspetto
della vita sociale della sua gente. Nella cultura e nella tradizione della
Campania, il vino e il cibo hanno sempre svolto un ruolo fondamentale, un
elemento indissolubile con la storia di questa regione. Dal punto di vista
vitivinicolo, la Campania è una terra capace di raccontare decine di storie
affascinanti che prendono forma nelle tante uve autoctone della regione e nei
suoi tanti vini celebri, a partire dal Falerno, uno dei vini più antichi
d'Italia e che rese onore all'enologia dello stivale prima ancora dei tempi
degli antichi
romani. Per quanto affascinante possa essere la storia del vino
Falerno, la Campania è ovviamente molto di più, un insieme di piccole e grandi
realtà locali, ognuna di queste espressione di un mondo e di una tradizione
assolutamente unica.
La
tradizione enologica della Campania ha origini molto antiche che risalgono ai
tempi precedenti agli antichi romani. Sarà tuttavia durante il periodo
dell'impero romano che la Campania inizierà a conoscere un fiorente sviluppo,
tanto da fare giungere i suoi vini anche al di fuori dei confini del nostro
paese. Si racconta che gli antichi romani, e in particolare gli imperatori di
Roma, avevano una particolare predilezione per i vini della Campania. Grazie
alle favorevoli condizioni climatiche e la particolare qualità del suolo, nella
regione si crearono ottime
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Casavecchia |
condizioni per la coltivazione della vite e per la
produzione del vino. Molti dei celebri vini antichi erano prodotti in Campania:
il Caleno, il Faustiniano e, in particolare, il Falerno, considerato a quei
tempi un vino talmente pregiato tanto da non avere rivali. Sono molti infatti
gli autori di quell'epoca a decantare le qualità del vino Falerno,
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Palagrello nero |
compreso
Plinio il Vecchio. Lo splendore enologico della Campania di quei tempi consentì
anche lo sviluppo e il perfezionamento delle pratiche viticolturali ed
enologiche.
La
storia dell'enologia in Campania inizia con l'arrivo degli antichi greci nelle
terre che più tardi prenderanno il nome di Magna Grecia. Con molta probabilità
furono i greci a introdurre i semi della vitis vinifera in Campania,
tanto che la
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Sciascinoso |
maggioranza delle uve oggi considerate autoctone di questa regione
sono di origine greca. Le principali uve autoctone della Campania, come
Aglianico, Greco Bianco, Fiano, Falanghina, Biancolella e Piedirosso, sono, con
molta probabilità, uve di origine greca. In particolare l'Aglianico, il quale
nome si suppone derivi dall'antica città di Elea (oggi Novi Velia) e
quindi Eleanico, oppure dalla corruzione del termine Ellenico,
cioè “dalla Grecia”. L'influsso della cultura enologica degli antichi
greci è ancora oggi visibile nelle tecniche di coltivazione ad “alberello” e
nel
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Piedirosso |
modo in cui si potano le viti. Il contributo dei greci sarà fondamentale
per il successo dei vini della Campania che si registrò in epoca romana.
In
epoca romana Pompei assunse un'importanza enologica molto elevata, non solo per
la considerevole quantità di osterie che qui si trovavano - e nelle quali il
Falerno non mancava mai - ma soprattutto per essere il principale centro
commerciale vinicolo della Campania. Dai porti di Pozzuoli e di Sinuessa
partivano infatti decine di migliaia di ettolitri che raggiungevano così i paesi
del Mediterraneo e la Gallia.
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Aglianico |
Il prestigio del Falerno era tale che un'anfora
di questo vino poteva addirittura valere il prezzo di uno schiavo. Purtroppo
dell'antico Falerno non si hanno notizie certe sulla sua produzione e in
particolare sulle uve. Plinio il Vecchio riferisce che questo vino si produceva
con l'uva Falerna o Falernina, mentre Virgilio sosteneva che si
producesse con le antiche uve Aminee provenienti dalla Tessaglia. Il
prestigio
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Forastera |
del rinomato Falerno finì con le sorti dell'impero romano: da vino
eccellente divenne vino sconosciuto con un degrado notevole nella qualità.
Con la
fine dell'impero romano, inizia infatti il declino dell'enologia Campana: da
produttore di grandi e raffinati vini, divenne in fretta un'area di completo
disinteresse per il vino, fino a giungere al Medioevo, quando si registrò uno
dei periodi più cupi per la vite e per il vino
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Biancolella |
in questa regione. Probabilmente
una delle cause di questo declino fu dovuta al fatto che in Campania -
contrariamente a quanto accadeva altrove - la produzione di vino era
prevalentemente affidata a piccoli produttori: qui non si registrò il forte
influsso dei monasteri e della loro opera di conservazione e sviluppo in campo
vitivinicolo. Tuttavia, anche nel periodo Medioevale, alcuni dei vini Campani
conobbero un discreto successo. Alla corte di Federico II era presente infatti
il Fiano e nel 1300 fu la volta dell'Asprinio, coltivato ancora oggi da alcuni
produttori secondo l'antico sistema della vite maritata, un segno della cultura
Etrusca in
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Pallagrello bianco |
queste terre. La spiccata acidità dell'Asprinio fece comprendere già
nel 1300 le sue potenzialità nella produzione di vini spumanti, tanto che nel
1700 molti commercianti francesi e ungheresi arrivavano fino ad Aversa per
acquistare le uve da usare per la loro produzione di vini con le bollicine.
Bisognerà
attendere l'epoca rinascimentale e barocca per registrare un nuovo, seppure
modesto, rilancio dei vini Campani. Fu questo
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Coda di volpe |
infatti il periodo nel quale la
Campania enologica era rappresentata dai celebri vini Mangiaguerra, Aglianico,
Asprinio, Fistignano, Falanghina, Corsara, Cerella, Lagrima, Coda di Cavallo e
i tanti tipi di Greco. Il 1700 segnò il nuovo declino dell'enologia campana,
periodo nel quale si registrò solamente l'interesse per le pregiate uve
Pallagrello Bianco e Nero, che dopo un periodo di oblìo, sono state
recentemente riscoperte. Nonostante l'oidio e la fillossera arrivarono in
Campania molto più tardi che altrove, la viticoltura subì danni ingentissimi.
Dopo un periodo non proprio
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Greco bianco |
nobile, passato fra il recupero dell'antico
patrimonio e l'introduzione di nuove varietà, l'enologia campana riprenderà la
via della qualità a partire dagli anni 1980. Negli ultimi venti anni i vini
della Campania stanno registrando incredibili successi e notevole interesse da
parte dei consumatori, un interesse che riguarda sia i bianchi sia i rossi.
Greco di Tufo, Fiano di Avellino, Falanghina, Taurasi e le diverse espressioni
dell'imponente
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Fiano |
Aglianico, sono solamente alcuni dei tanti vini che oggi fanno
della Campania una delle regioni più interessanti d'Italia dal punto di vista
enologico.
I vini
della Campania, esattamente come tutte le altre regioni d'Italia, sono
classificati in accordo al sistema di qualità in vigore nel paese. Per molti
anni, l'imponente Taurasi era l'unico vino della Campania ad essere
riconosciuto con la Denominazione d'Origine Controllata e
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Falanghina |
Garantita. Dal 2003,
il Taurasi non è più solo in questa categoria, poiché è stato affiancato nella
categoria DOCG dalle altre due perle dell'enologia regionale: Greco di Tufo e
Fiano di Avellino e dal 2011 dall’Aglianico del Taburno. Nella regione si
producono anche interessanti vini classificati nella categoria dei vini a
Indicazione Geografica Tipica (IGT), prodotti sia con uve autoctone, sia con
uve
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asprinio |
“internazionali”. Attualmente in Campania sono definite 15 zone a
Denominazione d'Origine Controllata, e precisamente: Aversa, Campi Flegrei,
Capri, Castel San Lorenzo, Cilento, Costa d'Amalfi, Falerno del Massico, Galluccio,
Guardiolo o Guardia Sanframondi, Irpinia, Ischia, Penisola Sorrentina, Sannio,
Sant'Agata dei Goti, e Vesuvio.
La
produzione vinicola della Campania riguarda l'intera regione, tuttavia una maggiore
concentrazione si registra nella provincia di Avellino - area dalla quale
provengono Taurasi, Greco di Tufo e Fiano di Avellino - e di Benevento, i quali
vini appartengono in gran parte alle interessanti DOC Sannio e Taburno. Il
patrimonio ampelografico della Campania è estremamente ricco, in particolare
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Ischia |
di
uve autoctone, che dopo essere state ignorate per anni in favore delle varietà
“internazionali” - esattamente come accadeva in altre regioni d'Italia - negli
anni 1990 sono state riscoperte e valorizzate come certamente meritano. I vini
più interessanti della Campania sono infatti prodotti con uve autoctone, sia
bianche sia rosse, un autentico tesoro che la regione riesce a sfruttare
pienamente caratterizzando in modo assolutamente unico la produzione enologica
della Campania. In questo senso, l'esempio

della Campania dovrebbe essere
seguito anche altrove in Italia, poiché ogni regione dello stivale è ricca di
uve autoctone tali da rendere assolutamente unica ogni area vinicola.
Nei
vini Campani è piuttosto insolito trovare nelle composizioni la presenza di uve
“internazionali”: la parte del protagonista in questa regione spetta alle uve
autoctone. Fra le uve a bacca bianca autoctone della Campania si ricordano
Asprinio, Falanghina, Fiano, Greco Bianco, Coda di Volpe, Pallagrello Bianco,
Biancolella e Forastera. Interessante anche il gruppo delle uve autoctone a
bacca rossa, a partire dall'Aglianico - il re di questa regione - al quale si
uniscono
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Vite secolare di aglianico |
Piedirosso (qui detto Per'e Palummo, Piede di Colombo),
Sciascinoso, Pallagrello Nero e Casavecchia. In particolare, il Casavecchia,
dimenticato per anni e recentemente riscoperto con ottimi risultati, è un'uva
dalle eccellenti qualità capace di produrre vini rossi di estrema eleganza e
riccamente colorati, poiché il suo contenuto di antociani è superiore a quello
dell'Aglianico. Fra le aree vinicole della Campania, una particolare attenzione
merita l'eroica quanto tenace viticoltura che si pratica nelle isole della
regione, in particolare a Ischia, che vanta la produzione di eccellenti vini
bianchi da uve Biancolella e Forastera.
TAURASI E AGLIANICO
L'Aglianico
è l'uva che più di ogni altra ha consentito ai vini rossi della Campania di
imporsi anche al di fuori dei confini regionali. Nonostante l'Aglianico sia
coltivato ovunque nella regione, la sua zona di elezione rimane l'Irpinia, in
provincia di Avellino, dove si produce il vino rosso più rappresentativo della
Campania: il Taurasi. Conosciuto anche come il Barolo del Sud, il
Taurasi è un vino prodotto interamente con Aglianico, molto ricco, concentrato
e complesso, elegante e sorprendente: un vino che difficilmente lascia
l'appassionato indifferente. In Campania, Aglianico non significa unicamente
Taurasi. Con questa eccellente uva si producono infatti anche la Docg aglianico
del Taburno, in provincia di Benevento, altra ottima zona per i vini rossi
prodotti con quest'uva. Sempre in provincia di Benevento, l'Aglianico è
protagonista dei rossi dell'area del Sannio. L'Aglianico è inoltre l'uva
principale nella produzione dei vini dell'area DOC di Falerno del Massico, in
provincia di Caserta.
GRECO DI TUFO E FIANO DI AVELLINO
Fra i
tanti vini bianchi della Campania, due in particolare sono riusciti a mettersi
in evidenza, arrivando anche, nel 2003, ad ottenere il riconoscimento della
Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG). Greco di Tufo e Fiano
di Avellino, entrambi prodotti in provincia di Avellino, sono infatti i bianchi
più celebri della Campania, unitamente a quelli prodotti con l'eccellente
Falanghina. Il Greco di Tufo, che prende il nome dall'omonima località e che si
produce anche nella versione spumante, è composto in larga parte da Greco
Bianco e in minore percentuale dalla Coda di Volpe, è un vino bianco secco di corpo
e piuttosto fresco. Più profumato invece il Fiano di Avellino, grazie appunto
al contributo dell'uva omonima, che i latini chiamavano Apianum, poiché
le api erano solite posarsi sui grappoli appesi ad appassire in attesa di
diventare vino dolce. Il Fiano di Avellino è un vino elegante e sorprendente di
profumi, tuttavia complesso e di buona struttura, spesso aumentata anche dalla
maturazione in botte, una pratica utilizzata da alcuni produttori locali.
ALTRE AREE DI PRODUZIONE
Molte sono
le aree vinicole interessanti della Campania, fra queste quelle della provincia
di Caserta, in particolare Aversa, patria del celebre Asprinio, e Falerno del
Massico, l'area che mantiene in vita, benché con vini completamente diversi, il
glorioso passato di questo celebre vino tanto apprezzato in tempi antichi.
L'area del Vesuvio si distingue per la produzione del suo Lacryma Christi,
apprezzato già dal 1500 nella versione dolce, oggi è prevalentemente prodotto
nella versione secca come bianco, rosso e rosato. Di particolare interesse è
l'affascinante isola d'Ischia dove si producono eccellenti vini bianchi da uve
Forastera e Biancolella e rossi con uva Piedirosso. Nella zona di Benevento è
da segnalare la vasta area del Sannio, dove operano diverse cantine sociali, e
dalla quale si producono interessanti vini bianchi e rossi. Una particolare
citazione spetta alla riscoperta di tre uve antiche e che oggi, grazie alla
tenacità di pochissimi produttori in provincia di Caserta, continuano a
regalare piacevoli e interessanti vini: Pallagrello Bianco, Pallagrello Nero e
Casavecchia.
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