Cerasuolo di Vittoria (22)
L'isola più grande dell'Italia è un affascinante
territorio ricco di storia, arte e cultura, ma anche una regione con profonde e
antiche tradizioni enologiche, terra di grandi e celebri vini.
Terra di sole e di mare, così come di antichissime tradizioni e
culture, la Sicilia - la più grande delle isole Italiane - è una
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Nero D'Avola |
regione fra le
più ricche di storia e di arte, un luogo in cui si sono incontrate molte delle
grandi civiltà del passato. La Sicilia è anche una terra che incanta il
visitatore con le innumerevoli bellezze naturali di cui è ricca, con i suoi
profumi, la varietà della cucina e - non da ultimo - con il fascino dei suoi
vini. In questi luoghi nascono celebri vini come il maestoso Marsala - uno
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Zibibbo |
storico e straordinario vino che meriterebbe una migliore considerazione - i
profumatissimi Passiti di Pantelleria e Malvasia delle Lipari, senza
dimenticare il Moscato di Noto e di Siracusa, così come robusti vini rossi e
interessanti vini bianchi. Questi vini, artefici della rinascita enologica
della Sicilia, hanno reso celebri anche le uve con cui sono prodotti: Grillo,
Catarratto, Inzolia, Moscato d'Alessandria o Zibibbo, Malvasia e Nero d'Avola
sono i nomi di alcune delle più celebri uve coltivate in Sicilia.Il vino e la vite hanno
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Grillo |
accompagnato la storia della Sicilia dai suoi
albori fino ai tempi recenti. Si ritiene che la vite crescesse spontaneamente
in Sicilia molto tempo prima della venuta dei Greci e molte uve - oggi
considerate autoctone - furono introdotte dai Fenici. Con molta probabilità la
viticoltura fu introdotta nell'isola durante l'ottavo secolo a.C. dai primi
coloni Greci gettando così le basi della futura ricchezza enologica della
Sicilia. I Greci introdussero le loro tecniche, come la potatura, la coltura ad
alberello e la

selezione varietale, stravolgendo così la locale abitudine di
lasciare crescere spontaneamente la vite che, grazie alle particolari
condizioni ambientali e naturali, era comunque capace di produrre copiosi
raccolti. Nonostante i Greci abbiano contribuito allo sviluppo enologico
dell'isola, reperti archeologici testimoniano che il consumo del vino era già
molto diffuso sin dal XVII secolo a.C., tuttavia furono i Greci a contribuire
in modo determinante allo sviluppo della viticoltura e all'enologia Siciliana.Già ai tempi dell'Impero Romano i vini della Sicilia erano fra i più
famosi del mondo antico, erano largamente
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Inzolia |
esportati e molto apprezzati in ogni
luogo. A quei tempi uno dei vini dolci Siciliani più celebri era il Mamertino,
molto apprezzato dalle classi sociali più nobili e pare fosse il vino preferito
di Giulio Cesare. Fra gli altri vini celebri di quel periodo si ricordano
anche Potulanum, Tauromenitanum e Haluntium.
In epoche successive, il Cristianesimo - in Sicilia come in altre parti
d'Europa - svolse attraverso gli insediamenti monastici un ruolo fondamentale
per lo sviluppo moderno dell'enologia. Durante questo periodo - fra il 585 e
l'872, che coincise con il dominio Bizantino - oltre la metà delle terre della
Sicilia diventarono proprietà di comunità religiose, per le quali la vite
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Malvasia |
e il
vino era essenziale per la celebrazione della messa. Durante il dominio degli
Arabi (872-1061), la produzione di vino nell'isola subì un lungo periodo di
declino: sarà solo con l'avvento dei Normanni (1061-1194) e più tardi degli
Svevi (194-1266) che l'enologia Siciliana mostrò segni di ripresa.Il vino della Sicilia riprese il suo sviluppo con gli Aragonesi
(1288-1512) e il risultato fu la ripresa dell'esportazione. Durante questo
periodo la viticoltura contribuì a migliorare le condizioni economiche della
Sicilia. Durante il periodo Borbonico il vino principalmente prodotto aveva un
alto grado alcolico ed era generalmente destinato al taglio di altri vini. Si
dovrà
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Moscato di noto |
attendere quasi la fine del 1700, precisamente nel 1773, per registrare
uno degli eventi più significativi della storia del vino Siciliano. Questo
storico evento ha come protagonista un giovane mercante Inglese che attraverso
il suo intuito, ma anche la sua abilità di commerciante, contribuì alla nascita
di uno dei vini più celebri e importanti d'Italia: il Marsala. John Woodhouse -
questo il nome dell'intraprendente mercante Inglese - dopo avere assaggiato il
vino che si produceva a Marsala, intuì che questo poteva competere con gli
allora celebri e incontrastati vini di Jerez e
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Moscato Pantelleria |
di Porto - due vini che hanno
fatto la fortuna commerciale di molti mercanti Inglesi - e decise di spedirne
alcune pipe in Inghilterra. Fu un successo clamoroso che segnò
la fortuna commerciale di Woodhouse e con lui dell'enologia Siciliana.Durante il 1800, grazie anche alla celebrità del Marsala, la
produzione vinicola della Sicilia si sviluppò notevolmente e il commercio del
vino divenne uno dei fattori principali dell'economia locale. Fu infatti in
questo periodo che nacquero le storiche e prestigiose cantine
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Duca di Salaparuta |
Siciliane: Duca
di Salaparuta (1824), Florio (1836), Amodeo (1837), Rallo (1860), Curatolo
Arini (1875), Carlo Pellegrino (1880) e Lombardo (1881). Lo sviluppo della
viticoltura Siciliana durante il 1800 si concentrò prevalentemente nell'area
Etnea e nel 1880 Catania era la provincia più vitata della Sicilia con circa
92.000 ettari e circa un milione di ettolitri di vino prodotto. La produzione
di vino nella zona di Catania era così importante che per il suo trasporto fu
addirittura costruita la ferrovia Circumetnea, che consentiva il collegamento
con il porto di Riposto e da qui il
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Cantine Florio |
vino prendeva la via del mare verso altri
paesi. Questo florido periodo fu interrotto nel 1881 con l'arrivo della
fillossera che decimò i vigneti a cui seguì nel 1888 la rottura dell'accordo
commerciale con la Francia determinando un forte calo nell'esportazione.
Il ripristino dei vigneti colpiti dalla fillossera durò oltre mezzo
secolo e terminò durante gli anni 1950. Durante questo periodo il mercato cambiò
notevolmente e la richiesta di vini da taglio diminuì fortemente. Questo evento
costrinse le cantine Siciliane ad un drastico cambiamento di produzione, ma fu
durante gli anni 1970 che si registrò il nuovo sviluppo dell'enologia Siciliana
verso i traguardi oramai consolidati dei giorni nostri. Lo sviluppo degli
ultimi venti anni della
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CantineRallo |
produzione vinicola in Sicilia ha consentito ai vini
dell'isola di affermarsi in tutto il mondo. Dalla rinascita del grandioso
Marsala alla rivalutazione del ricco e locale patrimonio di uve, la Sicilia ha
dimostrato ancora una volta di essere una straordinaria terra da vino. Sono
proprio i vini prodotti con le uve locali - fra queste Grillo, Catarratto,
Inzolia, Moscato d'Alessandria o Zibibbo, Malvasia, Nero d'Avola e Frappato - a
riscuotere maggiore successo fra gli appassionati di vini. Oggi la Sicilia
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Cantine Pellegrino a Pantelleria |
si
contraddistingue principalmente per la produzione dei suoi ricchi e suadenti
vini dolci - Passito di Pantelleria e Malvasia delle Lipari in particolare - e
con una delle sue uve rosse, il Nero d'Avola - un tempo dimenticata e oggi
giustamente rivalutata - si producono interessanti e importanti vini rossi.I vini della Sicilia sono classificati secondo il sistema di qualità
in vigore in ogni regione d'Italia. Il sistema consiste nella classificazione
in accordo all'origine geografica delle uve e dei vini, in cui la superficie
delle aree diminuisce con l'aumentare della qualità della denominazione. Il
sistema si sviluppa in categorie che definiscono livelli di qualità crescente
secondo il seguente ordine:Vini da
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Cantine Lombardo |
Tavola, IGT (Indicazione
Geografica Tipica), DOC (Denominazione d'Origine
Controllata), DOCG (Denominazione d'Origine Controllata e
Garantita) e DOCG con indicazione di sottozona. La Sicilia ha dal 2005 una Docg - Cerasuolo di Vittoria. Di particolare interesse sono i vini da tavola classificati
come IGT, una categoria particolarmente utilizzata in Sicilia e
nella quale si trovano molti dei vini prestigiosi e famosi dell'Isola. In
Sicilia sono attualmente previste 23 DOC e precisamente: Alcamo, Contea di Sclafani, Contessa Entellina, Delia Nivolelli, Eloro, Erice, Etna,
Faro, Malvasia delle Lipari, Mamertino di Milazzo, Marsala, Menfi, Monreale, Moscato di Noto,
Pantelleria, Moscato di Siracusa, Riesi, Salaparuta, Sambuca di Sicilia, Santa Margherita
di Belice,Sciacca, Sicilia, Vittoria. Le I.G.T. sono sette: Avola, Camarro, Fontanarossa di Cerda, Salemi, Salina, Terre Siciliane e Valle belice.
La coltivazione della vite e la produzione di vino sono diffuse in
tutto il territorio Siciliano e il patrimonio ampelografico dell'isola è
piuttosto interessante. Gli sforzi compiuti negli ultimi venti anni hanno
consentito di rivalutare molte delle uve autoctone dell'isola e oggi - dopo
avere
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Perricone |
rischiato concretamente l'estinzione - sono entrate con pieno diritto fra
le uve importanti d'Italia. Nella regione si coltivano inoltre diverse varietà
di uve internazionali, prevalentemente utilizzate insieme alle uve locali.
Nonostante la regione sia ricca di uve autoctone, quella più celebre è il Nero
d'Avola - un'uva a bacca rossa - che da “umile” uva è stata trasformata in
pochi anni in una delle più interessanti varietà Italiane. Molti sono gli
appassionati di vino che apprezzano i vini prodotti con quest'uva, spesso
caratterizzati da intensi aromi e imponenti strutture. Fra le uve bianche
quella che
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Frappato |
probabilmente sta riscuotendo maggiore successo è lo Zibibbo - il
nome locale con cui si indica il Moscato d'Alessandria - grazie anche alla
rivalutazione dei vini dolci di Pantelleria, oggi considerati fra i migliori
d'Italia in questa categoria.
Fra le uve autoctone a bacca bianca più importanti della Sicilia si
ricordano Carricante, Catarratto, Grecanico, Grillo, Inzolia - nota anche con i
nomi di Insolia o Ansonica - Malvasia di Lipari, Moscato Bianco e Zibibbo o
Moscato d'Alessandria. Fra le uve autoctone a bacca rossa più importanti
troviamo Frappato, Nerello Cappuccio o Mantellato, Nerello Mascalese, Nero
d'Avola o Calabrese e Perricone o
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Nerello Cappuccio |
Pignatello. Le principali uve internazionali
sono Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot, Müller Thurgau, Pinot Nero e
Syrah. In Sicilia si trovano inoltre anche altre varietà di uve Italiane -
introdotte nell'isola a causa della loro alta produttività nei periodi in cui
era la quantità a prevalere sulla qualità - come Sangiovese, Barbera e
Trebbiano Toscano. Nonostante i motivi che hanno portato all'introduzione di
queste uve in Sicilia, ancora oggi sono utilizzate da alcuni produttori per i
loro vini di qualità. L'enologia della Sicilia è principalmente orientata alla
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Nerello Mescalese |
produzione di vini da uve autoctone, sia monovarietali, sia miscele di più uve
alle quali concorrono anche vitigni internazionali, quest'ultimi utilizzati
anche per vini monovarietali.
Fra le zone DOC della Sicilia spiccano certamente Marsala,
Pantelleria e Lipari, tuttavia anche le altre aree a denominazione meritano
particolare attenzione. La Sicilia è terra di vini dolci e oltre ai celebri
vini di Pantelleria e di Lipari, è opportuno ricordare due DOC in cui si
producono interessanti vini dolci da uve Moscato Bianco: Moscato di Noto e
Moscato di Siracusa. Fra le aree più rappresentative per la produzione dei vini
bianchi troviamo le DOC di Alcamo e Etna, i cui vini sono caratterizzati da
interessanti doti di longevità. In quasi tutti i vini rossi delle aree a
denominazione della Sicilia è presente il Nero d'Avola, confermando la sua
importanza nella viticoltura dell'isola. Per quanto riguarda le uve a bacca
bianca più diffuse nelle aree a denominazione della Sicilia, il primato spetta
al Catarratto e all'Inzolia.
Marsala: Fra i vini di rilievo
della Sicilia, un posto speciale spetta a sua maestà il Marsala. Questo vino,
fra i più celebri dell'isola, è stato capace di contrastare in passato il
dominio del Porto, Jerez (Sherry) e Madeira nei commerci degli Inglesi. Il
Marsala - che deve la sua notorietà ad un commerciante Inglese, John Woodhouse
- dopo avere vissuto più di un secolo di sfolgorante notorietà, è stato anche
testimone di un decadimento poco nobile durato fino a circa venti anni fa.
Grazie agli sforzi di seri produttori che hanno investito sulla qualità e la
rivalutazione di questo vino, il Marsala sta riconquistando la stima e
l'interesse di molti appassionati. Il Marsala, per fortuna, sta abbandonando
l'ingiusta immagine - frutto della scellerata e deplorevole qualità tipica fino
all'inizio degli anni 1980 - che lo vedeva unicamente relegato come vino adatto
per cucinare. Il Marsala è un grande vino, capace di straordinaria longevità e
che può superare agevolmente i 50 anni. Si tratta di un vino fortificato (o
liquoroso) prodotto con uve Grillo, Inzolia, Catarratto e Damaschino. Un calice
di Marsala Vergine Stravecchio - cioè con almeno 10 anni di maturazione - è
un'esplosione di aromi e sapori che possono rapire i sensi anche per molte ore.
Il Marsala è prodotto nei seguenti stili: Fine (almeno 1 anno di maturazione),
Superiore (2 anni),

Superiore Riserva (4 anni), Vergine o Soleras (5 anni),
Vergine Stravecchio o Riserva (10 anni). Esiste inoltre il Marsala Ruby o
Rubino, di colore rosso e prodotto con uve Nero d'Avola, Perricone e Nerello
Mascalese, piuttosto raro da trovare ma comunque interessante.
Pantelleria e Lipari: Fra i vini dolci della Sicilia, quelli di
Pantelleria e di Lipari sono certamente i più celebri. Il Moscato e il Passito
di Pantelleria si producono nell'omonima isola, a sud della Sicilia, con
Moscato

d'Alessandria, localmente noto con il nome di Zibibbo. Attualmente il
Passito di Pantelleria sta riscuotendo un forte interesse e la sua qualità è in
costante crescita: un successo clamoroso che lo ha portato ad essere fra i vini
dolci più celebri e apprezzati d'Italia. Profumato, dolce, suadente e incantevole,
il Passito di Pantelleria è un eccellente abbinamento per i formaggi stagionati
e la pasticceria, in particolare quella di mandorle. Un altro vino dolce
Siciliano di estremo interesse è la Malvasia delle Lipari prodotto nelle isole
Eolie - a nord della Sicilia - e di cui la principale rappresentante è l'isola
di Salina. Questo affascinante ed eccellente vino è prodotto in quantità
limitate da uve Malvasia di Lipari e una piccola percentuale di Corinto Nero.
La Malvasia delle Lipari ha aromi eleganti e complessi, un gusto dolce e
raffinato, adatto per i formaggi stagionati e la ricca pasticceria Siciliana,
ma anche apprezzato da solo come vino da meditazione.
Il Patrimonio
Enogastronomico Siciliano

è una storia
densa dove sono ancora vivi e palpitanti le eredità greche, arabe, normanne.
Basti pensare che Siracusa era la capitale culinaria del mondo classico
magnogreco che già nel V secolo produsse una vera e propria scuola di cuochi ed un ricettario!
le ricette agrodolci, così diffuse in tutta la Sicilia, a base di uvetta e
pinoli, provengono dall'universo etnogastronomico ellenofono. D'altro canto
furono gli arabi ad introdurre la coltivazione degli agrumi, a portare il gelato,(origine
incerta, alcuni storici infatti, l'attribuiscono a Caterina de' Medici e
ai suoi cuochi fiorentini) il cuscus e lo stesso nome di
cassata deriva dalla
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Cuscus versione trapanese |
parola araba casseruola: quas-at. Viva la contaminazione, dunque! La
parmigiana di melanzane è la vera gloria della cucina siciliana, famosa in
tutta Italia. Nonostante il nome, non a nulla a che vedere con il parmigiano o
l'Emilia. Esso, infatti, è la storpiatura del siciliano parmiciana, che indica le
listelle di legno che compongono le persiane che ricordano la preparazione
delle melanzane, fritte a listelle e condite con formaggio, prosciutto, ragù e
basilico e poi infornate. La pietanza viene utilizzata indifferentemente come
primo, secondo o piatto unico. Non perdete i celeberrimi arancini, palle di
riso fritte, imbottite con carne, formaggio, o anche piselli e funghi. Iniziate
il pranzo con una ricca caponata, con melanzane, capperi, olive e sardine; le
medesime preparazioni agrodolci sono riservate ad altre verdure per dar vita
alle celebri peperonate, cipollate, agliate e financo per i carciofi a
piripicchio, con pane sbriciolato nella marinatura. In Sicilia, i primi di
maggior prestigio sono rappresentati dalla pasta. Vale la pena ricordare che le
prime tracce storiche della pasta secca provengono dalla Sicilia ed hanno buon
gioco i siciliani a sostenere che la pasta l'hanno inventata loro! La pasta con
le sarde viene preparata a Palermo con finocchietto, uva passa, pinoli e
zafferano. I primi a base di pesce si connotano per i gusti forti e decisi, in
luogo della classica leggerezza che di solito si associa al pesce; a Lampedusa
si prepara la pasta con tonno, capperi, gamberi e cacio; il tonno è, difatti, molto diffuso
per preparare sughi di nerbo; a seconda della zona viene cucinato in bianco o
col pomodoro, con le alici o le acciughe, spesso anche marinato in agrodolce;
una vera leccornia è la pasta con la bottarga, cioè le uova di tonno;
da provare anche la pasta con le uova di riccio di mare. La pasta alla
siciliana, ovvero alla Norma catanese, così chiamata in onore della celebre
opera di Vincenzo Bellini, condisce i maccheroni con un sugo sapido a base di
melanzane e ricotta salata. Nella pasta a picchipacchiu le melanzane si
cucinano, invece, con le acciughe, mentre a Catania la ricotta si abbina spesso
anche al riso col nero di seppia! La pasta 'ncaciata
messinese è
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'ncaciata messinese |
forse il paradigma in tema di paste imbottite al forno. A Trapani è
celebre la pasta col pesto trapanese a base di mandorle ed il cuscusu di pesce,
preparato con cernia, scorfano, gamberi e mitili: in tutta la Sicilia si
prepara un pesto solo a base di pinoli, ormai famoso in tutta Italia. La pasta
alla parchitana è condita con un sugo a base di mandorle e di latte di
mandorle. Molto diffusi in tutta la Trinacria sono i gattò, ovvero una pietanza
preparata in una teglia da forno; i due gatto più famosi sono quello di sarde e
carciofi e quello di riso, a base di melanzane, carne trita e zafferano.
Fra i secondi di pesce regnano il tonno, il pescespada e le
sarde. Il tonno e le sarde spesso s'impanano e si marinano (tonno a sfinciuni);
s'accompagnano all'uva passa e ai pinoli, magari si servono ad involtini; i
siciliani distinguono il tonno maschio dalla tunnina, la femmina: con
quest'ultima si prepara un impasto con chiodi di garofono, prezzemolo, cacio o
pecorino, con il quale, a Noto, si insaccano le salsiccie, a Siracusa, si
friggono le polpette (i purpetti)! Del virtuoso pesce si utilizza anche il
lattume, preparato in frittelle o crespelle al forno: le sarde a beccafico
prevedono, invece, una classica marinatura ed un imbottitura di pane, pinoli e
limone. Il pesce spada è rinomato cucinato ad involtini impanati e col
formaggio; oppure imbottito di olive, capperi e zucchine; od anche condito col
sammurigghiu (sughino a base di aglio, olio, limone e prezzemolo). Interessante
sono i prodotti caseari come il piacentinu ennese dop, il ragusano dop, la vastedda del belice dop il pecorino siciliano dop. Nell'entroterra si
mangiano gustosi piatti di castrato e agnello: celebre l'agnello alla messinese
con il cacio. L'abbinamento di carne e formaggi corposi stagionati
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sciusceddu alla messinese |
(caciocavalli, ricotte salate, etc.) si ritrova anche nello sciusceddu
a base di ricotta, uovo e brodo. Il farsumagru è a base di vitello con uova,
formaggio, prosciutto e salsicce. Con i sughi forti delle amatissime ed
onnipresenti melanzane, in alcune località dell'isola, si cucinano la trippa od
il tonno. Interessantissimo incontro orientaleggiante dolce-salato sono le
teste di turco: si tratta di gnocchi di pane imbottiti di trita di maiale,
ricotta e cannella, ricoperti di cacao.
Celeberrima è la pasticceria siciliana, con i suoi dolci a base
di ricotta e pistacchio. La benemerita cassata è diffusa anche nella
versione infornata. Con la ricotta di pecora si farciscono anche gli arcinoti cannoli; occhio ai ravioli fritti
alla ricotta imbottiti di marmellata. Il Trionfo di Gola prevede la farcitura
del pan di spagna con ricotta, crema, gelatina di albicocche e pistacchi.
Pregiatissimi sono i vari dolci alle mandorle, marzapane e pasta reale: provate la pasta
martorana dalle artistiche forme! La Luna di Maometto si prepara con noci,
fichi, marsala e miele. Delicatissimo è il biancomangiare fatto con latte e
amido. I gelati, le granite ed i sorbetti, di derivazione araba (sherbeth, in arabo), che si
diffusero nel cinquecento in tutta Italia, provenivano dalla Sicilia!
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