martedì 30 maggio 2017

Il Nero di Troia tra storia e leggenda..........






Il Nero di Troia è un vitigno che matura a inizio ottobre caratterizzato da buccia nera e spessa, con polpa carnosa e dolce. Dà vini di buona alcolicità con ottima intensità colorante dai riflessi violacei di grande personalità. L’uva di Troia è fra le più antiche della Puglia centro-settentrionale. Dopo le distruzioni provocate nell'Ottocento dalla fillossera, la ricostruzione del 'vigneto Puglia” fu essenzialmente monovarietale e basata, a seconda delle zone, sui vitigni Negroamaro, Primitivo e Nero di Troia, con l'obiettivo di ottenere vini robusti e alcolici, ottimali per rinvigorire le produzioni dei paesi del Nord. L'uva di Troia è fra le più antiche e caratteristiche della Puglia centro-settentrionale, molto diffusa, fra l'altro, a Corate, Andria, Barletta, Canosa, Cerignola, San Ferdinando di Puglia e Trani.

Il mito
Vuole la leggenda che il mitico eroe greco Diomede, conclusasi la guerra di Troia, navigasse per il mare Adriatico fino a risalire il fiume Ofanto e lì, trovato il luogo ideale, vi ancorasse la nave con delle pietre delle mura della città di Troia che aveva portato
con sé come zavorra, utilizzandole come cippi di confine per delimitare il territorio di quelli da quel momento si chiamarono i Campi Diomedei. Sempre la leggenda aggiunge che Diomede aveva portato con sé, come ricordo, quei tralci di vite che, piantati sulle rive dell'Ofanto, dettero origine all'Uva di Troia. Fin qui la leggenda che riecheggia anche in lavori di ampelografi (ad es., S. Del Gaudio e L. Ciasca, 'Principali vitigni da vino coltivati in Italia”, 1960) che descrivono l'Uva di Troia come «originaria dell'Asia minore (Troia) e importata dagli antichi Greci in Puglia».
Le altre ipotesi
Altre ipotesi, riferite ad un tempo più vicino, fanno derivare il nome dell'Uva di Troia dalla cittadina pugliese di Troia, appunto, in provincia di Foggia o, ancora, dalla città albanese di Kruja o Cruja (il cui nome sarebbe poi stato vernacolizzato in Troia) o, infine, dalla regione galizio-catalana della Rioja.
Quest'ultima ipotesi fa riferimento agli anni della dominazione spagnola in Puglia ed in particolare al Governatorato (iniziato nel 1745) della giurisdizione di Troia di Don Alfonso d'Avalos, originario di quella regione. Trovando che i suoi nuovi possedimenti avevano le caratteristiche idonee alla coltivazione della vite, Don Alfonso decise di impiantarvi vigneti e, in particolare, di impiantarvi una varietà di vite proveniente dal suo paese di origine e, in breve tempo, ne ottenne un vino prestigioso che acquistò notorietà e fama con il nome di Nero di Troia.
Che il vitigno trasferito da Don Alfonso fosse l'attuale Uva di Troia è ipotesi che, per il momento, non trova conferme nell'attuale panorama ampelografico della Rioja dove i vitigni a bacca nera coltivati sono, fra l'altro, il Tempranillo, la Garnacha, il Mazuelo ed il Graciano. Il primo, che più degli altri ricorda l'Uva di Troia, richiama, peraltro, più il Montepulciano che l'Uva di Troia. Ciò non toglie che un'attenta ricerca sui vitigni citati e sul loro dna potrebbe fornire informazioni utili per definire la vera identità del vitigno in questione.
Risale al 1877 (G. Di Rovasenda, 'Varietà coltivate in Puglia. Saggio di ampelografia universale”, 1877) la prima descrizione organica dell'Uva di Troia indicata, in agro di Trani, come Nero di Troia e, nel barese, come Uva di Troja o di Canosa. Qualche anno più tardi, viene riferito che già nel 1854 si erano registrati in Capitanata impianti sperimentali di Uva di Troia - «varietà robusta, resistente alla siccità ed abbastanza produttiva» - a «ceppo basso, isolato e in riga, sistema che i romani dicevano humilis sine adminiculo e che oggi nella regione si riconosce col nome di vigna a sistema latino».
Oggi il Nero di Troia è il terzo vitigno autoctono a bacca nera più coltivato della regione e, proprio a causa di questa vasta diffusione, è conosciuto con il nome di Uva di Canosa, Vitigno di Barletta, Uva di Barletta, Troiano, Tranese e Uva della Marina.
Il vitigno oggi è coltivato in due sottospecie 
"Uva di Troia", dal grappolo più grande e tozzo;
"Summarrello", uva dal grappolo cilindrico. La produzione del Summarrello si concentra nella zona di Troia, cittadina in provincia di Foggia.
Seppur per anni relegato a vino da taglio, oggi il Nero di Troia ottiene numerosi riconoscimenti e, vinificato in purezza, dà vita a vini di pregio.  Il Nero di Troia è un vino dal colore rosso rubino molto scuro, dal gusto speziato ed elegante e dalla gradazione intorno ai 13-14 gradi. All’assaggio emergono sentori di mora e liquirizia, fiori rossi, rabarbaro, menta e cacao amaro. Il sapore è asciutto, tannico e corposo. Si consiglia una temperatura di servizio di 18 gradi.  Il Nero Di Troia accompagna perfettamente con ragù, carni rosse e formaggi stagionati.
Alcune cantine
D'Alfonso del Sordo
E’ una cantina antica, nasce nel 1800 a San Severo, dalla famiglia di agricoltori, ma l’azienda vera e propria viene fondata nel 1957, e le prime riserve presenti nell’azienda sono del 1962, veri pezzi da museo. Il 70% di 250.000 bottiglie prodotte va all’estero,
per la gran parte in America e in Giappone, dove, a quanto pare, il Nero di Troia è molto apprezzato. Il Casteldrione è il Nero di Troia in purezza, affinato brevemente nelle botti di rovere francese, seguito da un lungo affinamento in bottiglia nelle cantine dell’azienda.

Cantine Paradiso - Angelo Primo
Puglia Igt Nero di troia
La storia della Cantine Paradiso inizia nel 1950 con nonno Angelo, contadino come i tanti che, a quel tempo, affollavano le campagne della Puglia. Col passare del tempo la cantina si è ingrandita e, nel passaggio dai figli ai nipoti, è diventata un saldo punto di riferimento per la produzione dei vini autoctoni.

Zona di produzione: Agro di Cerignola
Vitigno: 100% Nero di Troia
Resa per ettaro: 70 q
Epoca di vendemmia: Prima decade di ottobre
Natura del terreno: Calcareo-argilloso
Sistema di allevamento: Cordone speronato
Vinificazione: La vendemmia dei grappoli sani e maturi viene effettuata nella prima decade di ottobre e, dopo la diraspatura e la pigiatura, le uve sono poste in vinificatori di acciaio dove macerano per 15 giorni circa, a temperatura non superiore ai 27°C, dopodiché vengono pigiate. Il vino ottenuto resta a maturare per 2 mesi in serbatoi d’acciaio, quindi passa in barrique di legno francese per 12 mesi per ritornare in serbatoi d’acciaio per ancora 3 mesi. Viene poi imbottigliato e continua il suo
affinamento per 4 mesi prima di essere messo in commercio.
Caratteristiche organolettiche: Di color rubino intenso, al naso è complesso con evidenti note di lampone, piccoli frutti rossi e vaniglia. In bocca è fresco, asciutto, sapido e giustamente tannico. Finale lungo e persistente.
Abbinamento gastronomico: Pasta condita con ragoût importanti, carni arrosto e agnello con patate al forno.


 

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