giovedì 27 aprile 2017
Chateau Lafite
Chateau Lafite Rotschild è il produttore di uno di quei vini rivestiti di un'aurea mitica di cui parlano tutti ma pochi hanno avuto la fortuna e il privilegio di assaggiare : lo Chateau Lafite ; il motivo di tanto elitismo è presto detto : senza scomodare la bottiglia di Cheateau Lafite 1787con le iniziali del Presidente Thomas Jefferson battuta all'asta
per 160mila dollari o quella di Lafite 1869 battuta da Sotheby's per 232mila dollari, prezzi di mercato di questo vino difficilmente scendono sotto il migliaio di euro.
Dove si trova Chateau Lafite-Rotschild : come in una preziosissimo gioco di scatole cinesi , Chateau Lafite-Rotschild si trova nel comune di Pauillac , comune di poco più di 5mila anime nel Mèdoc , la più importante zona di produzione dei vini della regione di Bordeaux. Nell'appellation Pauillac AOC ricadono , oltre allo Chateau Lafite-Rotschild , alcuni fra gli Chateau più importanti dell'intero panorama francese e mondiale , come ad esempio Chateau Latour e Chateau Mouton-Rotschild. Lafite nel dialetto guascone significa Collina e infatti i vigneti attuali dello Chateau Lafite-Rotschild si estendono per circa 100 ettari fra la collina che circona il castello e la zona pianeggiante di Carruades , che da' il nome al second vin dell'azienda , Les Carruades De Lafite.
Storia della Chateau Lafite Rotschild : la storia della vigneto Lafite nasce nella seconda metà del '600 per mano di Jacques de Sègur e meno di un secolo dopo è già uno dei vini più pregiati del bordolese. Oltre a Thomas Jefferson , che si fece serigrafare le iniziali su una bottiglia di Chateau Lafite , un altro grande estimatore del Lafite fu il Cardinale Richelieu , ad unire trasversalmente un esponente dell'ancien régime francese ed un presidente della nuova Repubblica statunitense. Verso la fine dell'800 l'acquisto da parte del Barone James de Rotschild e così la definitiva denominazione in Chateau Lafite-Rotschild. Al Barone e ai suoi successori fino alla 2° guerra mondiale va dato atto di rigorosa difesa del terroir , rifiutando di aumentare le rese e di tutelare le vecchie vigne , poco produttive ma capaci di dare uve che fanno l'anima stessa di questo vino. Unica parentesi negativa intorno all'inizio degli anni '70 , quando si sono avute più delusioni che successi ( al punto che se fosse stata un'altra etichetta le critiche non le sarebbero state certamente risparmiate ) , parentesi prontamente chiusa alla fine degli anni '70.
Vini dello Chateau Lafite Rotschild : delllo Chateau Lafite Premier Cru Classé , quello che solitamente viene indicato semplicemente come Chateau Lafite , in parte abbiamo già detto. E' ottenuto con 70% di Cabernet Sauvignon , 13% di Cabernet Franc , 15% di Merlot e 2% di Petit Verdot : si tratta di un vino che va aspettato , mentre la recente tendenza dei tanti nuovi appassionati dei mercati emergenti ( Cina , India ) oltre che degli immancabili americani , ad accaparrarsi le bottiglie già alla loro immissione sul mercato , rischia di non farlo apprezzare a dovere. La caratteristica principale dello Chateau Lafite-Rotschild Premier Cru Classé non è infatti né la vigoria dello Chateau Latour e neanche l'opulenza dello Chateau Mouton-Rotschild : è invece il più raffinato , fine ed elegante di tutti i Crus Classés , caratteristica che fatica ad emergere in giovinezza ma che si esalta non solo di anno in anno , ma di decennio in decennio.Nasce nel 1670 e all'inizio del '700 era già diventato un mito, le vin du Roi, il vino dei re, come lo chiamava il cardinale Richelieu alla corte di Luigi XV, quando Chateau Lafite era ancora uno dei rari "new french claret", secondo gli Inglesi. Sul mercato londinese aveva fatto colpo questo nuovo vino con estrazioni e macerazioni più importanti e perciò dal colore più intenso, dal momento che gli Inglesi qualificavano i vini Bordeaux come "claret", in virtù del loro colore molto tenue. Lafite proviene dal guascone "la hite", letteralmente "la collinetta". Il primo vigneto risale, appunto, al 1670, grazie a Jacques de Sègur, discendente del famoso Nicolas - Alexander de Sègur, il "principe delle vigne". I suoi possedimenti comprendevano, oltre che Lafite, anche Mouton, Latour e Calon. La storia va avanti con la triste fine dei discendenti Sègur durante la rivoluzione francese, quando la produzione fu ceduta alla famiglia Gould che la tenne fino al 1868, anno in cui il domaine comprendente circa 74 ettari, fu acquistato dal banchiere James de Rothschild. Fra tutti i vini bordolesi, lo Chateau Lafite era già in cima alla scala gerarchica.
Quelli datati 1800 sono considerati vini pressoché immortali, anche se, in seguito, c'è stato un leggero appannamento risolto nel 1975; dall'annata 1981, i millesimi di pregevolezza hanno ricominciato a presentarsi in considerevole successione; la finezza e la classe del Lafite sono entrate nella leggenda. Una provenance d'altissimo livello gli conferisce una straordinaria superiorità; in prima giovinezza, questo vino può sembrare più leggero rispetto ad altri bordolesi, ma col trascorrere del tempo le sue enormi potenzialità confermano la sua fama, annoverandolo tra i migliori al mondo.
Oggi, il vigneto Chateau Lafite – Rothschild è di circa 100 ettari, ripartiti con il 70% di Cabernet Sauvignon, 20% di Merlot, 5% di Cabernet Franc e l'altro 5% di Petit Verdot; la produzione si attesta a 240.000 bottiglie, circa.
La domanda sorge spontanea, quanto costa una bottiglia delle migliori annate? Nell'ultima asta, tenuta da Sotheby's, a Hong Kong, tre bottiglie Lafite 1869 provenienti dalla cantina Rothschild in Francia, sono state battute per una cifra pari a 5,4 milioni di dollari di Hong Kong, ovvero, 500mila euro. Un record, visto che la valutazione di una singola bottiglia si aggira intorno ai 165mila euro. Altro costosissimo esemplare di Chateau Lafite fu messo all'asta nel 1985 e battuto per la modica cifra di 160mila dollari americani. Una curiosità, sul vetro della bottiglia sono incise le iniziali del suo antico proprietario, Th. J. Thomas Jefferson, terzo presidente degli Stati Uniti, padre fondatore della confederazione a stelle a strisce e fine intenditore di vini francesi.
martedì 25 aprile 2017
Château d’Yquem - Una sua bottiglia del 1811, pagata 117.000 dollari, è la più preziosa di vino bianco finora venduta al mondo.
La prima cosa che colpisce di quest'incredibile vino da déssert
è il colore: oro. Oro dalle sfumature innumerevoli, che possono andare
dal pallido al carico, per poi concludersi nell'ambrato antico.
Per apprezzare appieno questo
spettacolo, l'ideale è versarlo in bicchieri di cristallo, dalle pareti così
sottili da sembrare impalpabili, lo stelo abbastanza lungo da isolare il
contenuto da tutto il resto. È allora che si possono riconoscere, grazie alla
luce che si rifrange e attraversa il vino, rapidi riflessi che sembrano
pagliuzze di prezioso metallo, come se ci si accingesse a bere un bicchiere di
pepite
purissime.
Il Sauternes è vino da déssert e da meditazione: si beve a fine pasto per concludere degnamente una cena raffinata o si degusta lontano dai pasti, per il semplice sublime piacere di berlo.
È allora che si possono cogliere i profumi ricchi e sorprendenti di frutta matura, di vaniglia, di fiori raffinati e tropicali, d'affumicato. Sentori che in bocca lasciano il passo alla banana matura, alla turgida albicocca, al gradevolissimo amarognolo della mandorla fresca, alle spezie di paesi lontani, alla delicata vaniglia donata dall'affinamento in barriques del Massiccio Centrale, all'avvolgente dolce dello zucchero di canna concentrato.
Accostamento
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Grappolo attaccato dalla muffa nobile |
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Château d'Yquem Sauternes |
Il Sauternes è vino da déssert e da meditazione: si beve a fine pasto per concludere degnamente una cena raffinata o si degusta lontano dai pasti, per il semplice sublime piacere di berlo.
È allora che si possono cogliere i profumi ricchi e sorprendenti di frutta matura, di vaniglia, di fiori raffinati e tropicali, d'affumicato. Sentori che in bocca lasciano il passo alla banana matura, alla turgida albicocca, al gradevolissimo amarognolo della mandorla fresca, alle spezie di paesi lontani, alla delicata vaniglia donata dall'affinamento in barriques del Massiccio Centrale, all'avvolgente dolce dello zucchero di canna concentrato.
Accostamento
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Le cantine |
La percepibile presenza dell'affumicato si unisce ai gusti generati dalle muffe dei formaggi, il piccante è moderato dal dolce del vino, la piacevole e ragguardevole presenza dell'alcol lava la bocca e la prepara al boccone successivo. Il Château di Yquem è considerato il punto di riferimento per eccellenza dei vini da déssert, il più grande in assoluto.
La storia della denominazione la si può quasi far coincidere proprio con quella di Château d’Yquem, che da sempre ne ha costituito la massima espressione. Le radici di questa tenuta, che si trova all’apice di una dolce collinetta proprio nel paesino di Sauternes, affondano ad oltre quattrocento anni fa, insieme a quelle della famiglia Sauvage che ne deteneva la proprietà. Nei decenni, a tappe successive, venne poi costruito il castello che ancora oggi accoglie sia i visitatori che le uve dei 113 ettari del vigneto circostante; un insieme di torri con tetti conici e recinzioni merlate ben visibile anche da molto lontano. Poi, nel 1795, una tappa importante, il
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Vigne in inverno |
Un cambio della guardia epocale, iniziato nel 1999 quando la maggioranza della proprietà è stata acquistata dal colosso finanziario LVMH, che possiede Maison di Champagne, griffe di moda e tantissimi altri marchi del lusso mondiale. Era forse un destino inevitabile per Château d’Yquem, quello di smettere di essere solo un vino e di entrare a far parte ufficialmente delle icone del lusso, per affrontare con la dovuta serenità finanziaria anche i secoli a venire.
L'area di Sauternes copre 173 ettari dei quali 103 coltivati a vite; la resa è di 900 litri per ettaro con una produzione media totale di 66.000 bottiglie l'anno.
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Raccolta a mano |
I vigneti sono costituiti all'80% di uva Sémillon e per il restante 20% di Sauvignon Blanc. Quando le uve sono sufficientemente attaccate dalla botrytis, un vero e proprio esercito di professionisti vendemmiatori inizia la raccolta, selezionando solamente i grappoli migliori e perfettamente ricoperti dal fungo; il numero di tries può variare da un minimo di tre, come nel 1976, a un massimo di undici.
Anche presso Yquem è impiegata la criomacerazione per proteggere le uve tra una trie e l'altra.
Sono effettuate tre pressature con il tradizionale sistema a cesto verticale; il mosto viene decantato e fatto fermentare in botte alla temperatura di 20°C, provvedendo, nel caso, riscaldamento della cantina.
Durante l'invecchiamento in botte per tre anni e mezzo il 20% del vino evapora; ogni tre mesi le botti sono travasate, al fine di rendere sempre più limpido il vino.
Al termine del periodo di affinamento, lo si raffredda e imbottiglia.
Ogni anno sono vendute circa 60-70.000 bottiglie tramite i mediatori, che decidono i dettagli di vendita secondo il mercato.
Dal 1959 il Château produce inoltre circa 30.000 bottiglie l'anno di vino bianco secco chiamato Ygrec, uvaggio di Sémillon e Sauvignon Blanc al 50%.
Perché è il felice risultato della combinazione di diversi fattori costituiti dal terreno, il microclima e la straordinaria cura dell'uomo in vigna e in cantina; l'inizio della vendemmia, ad esempio, è stabilita in seguito ad attente analisi dello sviluppo della botrytis, secondo schemi statistici e precisi risultati scientifici affinati negli anni.
Ogni mezzo per il raggiungimento della perfezione è impiegato, per mantenere costantemente il livello di eccellenza raggiunto.
lunedì 24 aprile 2017
Maison Philipponnat
La famiglia Philipponnat è residente nella Champagne dal XVII secolo. La
sua storia inizia il 28 luglio 1697 quando Pierre Philipponnat
(1633-1716) registrò il proprio marchio che ancora oggi rappresenta
l’emblema della Maison. È nel 1910 che Auguste e Pierre Philipponnat
fondano la Maison acquistando a Mareuil-sur-Aÿ delle cantine storiche
del XVIII secolo. Nel 1935 Pierre Philipponnat, rimasto solo dopo la
perdita del fratello Auguste nel Primo conflitto Mondiale, acquista
all’uscita del villaggio il Clos des Goisses, un prezioso appezzamento
di vigneto recintato di 5,5 ettari. Negli anni a venire le generazioni
della famiglia Philipponnat, continuando a perpetuare la tradizione
champenois mantenendone l’immagine della Maison, incrementano
notevolmente la presenza
sui mercati esteri e in Francia. Nel l987 la Maison viene assimilata dal gruppo liquoristico Marie Brizard di Bordeaux e, dal novembre 1997, appartiene al gruppo BCC (Boizel Chanoine Champagne). Nonostante le le diverse acquisizioni azionarie, la direzione è sempre rimasta nelle mani di un Philipponnat. Attualmente troviamo Charles Philipponnat, nipote di Auguste.
Vitigni:
20% Chardonnay, 76% Pinot Noir e 4% Pinot Meunier.
Approvvigionamenti: 35% da vigneti di proprietà, 30% da Récoltants e 35% da Cooperative.
Numero medio di bottiglie commercializzate in un anno: 550.000
I più blasonati
Champagne Philipponnat Brut Royale Réserve
Assemblaggio: 35% Chardonnay, 50% Pinot Noir e 15% Pinot
Meunier provenienti da 25 differenti villaggi classificati Grands e Premiers Cru, tutti della vendemmia 2008 a cui vengono aggiunti una percentuale del 20% di vini di riserva mantenuti in barriques e prelevati tramite il metodo solera. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La grande parte dei vini, passati in acciaio, affronta la fermentazione malolattica mentre la percentuale minore che soggiorna in legno non svolge la fermentazione malolattica. 36 mesi di soggiorno sui lieviti e 3-6 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 9 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 430-450.000.
Champagne Philipponnat Brut Réserve Rosé
Assemblaggio: 30% Chardonnay, 55% Pinot Noir e 15% Pinot
Meunier, tutti della vendemmia 2008 uniti ad una percentuale del 25% di vini di riserva, gestiti con il metodo solera e riassemblati ogni anno. Alla Cuvée bianca ottenuta viene aggiunta una percentuale dell’8% di Pinot Noir vinificato in rosso. 36 mesi di soggiorno sui lieviti e 3-6 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 9 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 70.000.
Champagne Philipponnat Brut Réserve Millésime 2002
Assemblaggio: 30% Chardonnay raccolti nei vigneti della Côte des Blancs e 70% Pinot Noir raccolti nei vigneti di proprietà d’Ay e di Mareuil-sur-Ay, entrambi della vendemmia selezionata. La vinificazione viene effettuata utilizzando la fermentazione malolattica. 72-84 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 9 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 20-25.000.
Champagne Philipponnat Brut Grand Blanc Millésime 2002
Assemblaggio: 100% Chardonnay provenienti per un 70% dai Grands Crus della Côte des Blancs (Cuis, Cramant, Mesnil-sur-Oger e Vertus) uniti ad una percentuale del 15% di uve provenienti da Trépail, villaggio della Montagne de Reims e da un 15% di uve raccolte nel proprio Clos de Goisses a Mareuil-sur-Ay, tutti della vendemmia selezionata. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La grande parte dei vini, passati in acciaio, affronta la fermentazione malolattica mentre la percentuale minore che soggiorna in legno non svolge la fermentazione malolattica. 60 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 5 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 15-20.000.
Champagne Philipponnat Sec Grand Blanc Sublime Réserve Millésime 2002
Assemblaggio: 100% Chardonnay provenienti per un 70% dai Grands Crus della Côte des Blancs (Cuis, Cramant, Mesnil-sur-Oger e Vertus) uniti ad una percentuale del 15% di uve provenienti da Trépail, villaggio della Montagne de Reims e da un 15% di uve raccolte nel proprio Clos de Goisses a Mareuil-sur-Ay, tutti della vendemmia selezionata. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La grande parte dei vini, passati in acciaio, affronta la fermentazione malolattica mentre la percentuale minore che soggiorna in legno non svolge la fermentazione malolattica. 60 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 30 g/L.
Champagne Philipponnat Extra Brut Cuvée 1522 Grand Cru Millésime 2002
Assemblaggio: 40% Chardonnay raccolti nei vigneti di Oger, villaggio
Grand Cru della Côte des Blancs e 60% Pinot Noir provenienti dai vigneti
Grands Crus di Ay, villaggio della Vallée de la Marne, entrambi della
vendemmia selezionata. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima
spremitura. Una piccola percentuale dei vini fermi soggiorna in legno e
non subisce fermentazione malolattica mentre alla percentuale maggiore
che soggiorna in acciaio viene effettuata la fermentazione malolattica.
72 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la
sboccatura. Dosaggio della liqueur: 4-5 g/L. Le bottiglie prodotte
annualmente sono 26.000. Philipponnat ha creato la Cuvée 1522 per
commemorare l’anno in cui la famiglia si stabilì ad Ay.
Champagne Philipponnat Extra Brut Rosé Cuvée 1522 Millésime 2000
Assemblaggio: 38% Chardonnay e 54% Pinot Noir provenienti dai Grands Crus della Vallée de la Marne e della Côte des Blancs (Ay,
Mareuil, Cramant, Avize, Le Mesnil et Vertus) entrambi della vendemmia selezionata. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. Una piccola percentuale dei vini fermi soggiorna in legno e non subisce fermentazione malolattica mentre alla percentuale maggiore che soggiorna in acciaio viene effettuata la fermentazione malolattica. Alla Cuvée bianca prodotta viene aggiunta una percentuale delll’8% di Pinot Noir del Clos de Goisses vinificato in rosso. 72 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 4-5 g/L.
Champagne Philipponnat Brut Clos de Goisses Millésime 2002
Assemblaggio: 35% Chardonnay e 65% Pinot noir, provenienti
esclusivamente dall’omonimo vigneto di 5,5 ettari a Mareuil-sur-Ay. I
mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La
vinificazione viene effettuata senza l’utilizzo della fermentazione
malolattica. Le bottiglie sono tappate sempre con tappo in sughero.
Minimo 60 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la
sboccatura. Dosaggio della liqueur: 4-5 g/L. Le bottiglie prodotte
annualmente sono 15-20.000.
Champagne Philipponnat Brut Rosé Clos de Goisses Millésime 2002
Assemblaggio: 35% Chardonnay e 65% Pinot noir, provenienti esclusivamente dall’omonimo vigneto di 5,5 ettari a Mareuil-sur-Ay. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La vinificazione viene effettuata senza l’utilizzo della fermentazione malolattica. Alla Cuvée bianca ottenuta viene aggiunta una
percentuale di Pinot Noir, proveniente esclusivamente dall’omonimo vigneto, vinificato in rosso. Le bottiglie sono tappate sempre con tappo in sughero. Minimo 60 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 4-5 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 15-20.000.
sui mercati esteri e in Francia. Nel l987 la Maison viene assimilata dal gruppo liquoristico Marie Brizard di Bordeaux e, dal novembre 1997, appartiene al gruppo BCC (Boizel Chanoine Champagne). Nonostante le le diverse acquisizioni azionarie, la direzione è sempre rimasta nelle mani di un Philipponnat. Attualmente troviamo Charles Philipponnat, nipote di Auguste.
N. M.
Champagne Philipponnat
S. A. Champagne Philipponnat
Domaine du Clos des Goisses
Ettari vitati coltivati totali di proprietà: oltre 17,00 di cui 4,00
ettari ad Avenay, 2,00 ad Ay, 10,60 a Mareuil sur Ay, 0,25 a Mutigny e
0,75 a Tauxières. Età media dei vitigni 22 anni.Vitigni:
20% Chardonnay, 76% Pinot Noir e 4% Pinot Meunier.
Approvvigionamenti: 35% da vigneti di proprietà, 30% da Récoltants e 35% da Cooperative.
Numero medio di bottiglie commercializzate in un anno: 550.000
I più blasonati
Champagne Philipponnat Brut Royale Réserve
Assemblaggio: 35% Chardonnay, 50% Pinot Noir e 15% Pinot
Meunier provenienti da 25 differenti villaggi classificati Grands e Premiers Cru, tutti della vendemmia 2008 a cui vengono aggiunti una percentuale del 20% di vini di riserva mantenuti in barriques e prelevati tramite il metodo solera. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La grande parte dei vini, passati in acciaio, affronta la fermentazione malolattica mentre la percentuale minore che soggiorna in legno non svolge la fermentazione malolattica. 36 mesi di soggiorno sui lieviti e 3-6 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 9 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 430-450.000.
Champagne Philipponnat Brut Réserve Rosé
Assemblaggio: 30% Chardonnay, 55% Pinot Noir e 15% Pinot
Meunier, tutti della vendemmia 2008 uniti ad una percentuale del 25% di vini di riserva, gestiti con il metodo solera e riassemblati ogni anno. Alla Cuvée bianca ottenuta viene aggiunta una percentuale dell’8% di Pinot Noir vinificato in rosso. 36 mesi di soggiorno sui lieviti e 3-6 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 9 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 70.000.
Champagne Philipponnat Brut Réserve Millésime 2002
Assemblaggio: 30% Chardonnay raccolti nei vigneti della Côte des Blancs e 70% Pinot Noir raccolti nei vigneti di proprietà d’Ay e di Mareuil-sur-Ay, entrambi della vendemmia selezionata. La vinificazione viene effettuata utilizzando la fermentazione malolattica. 72-84 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 9 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 20-25.000.
Champagne Philipponnat Brut Grand Blanc Millésime 2002
Assemblaggio: 100% Chardonnay provenienti per un 70% dai Grands Crus della Côte des Blancs (Cuis, Cramant, Mesnil-sur-Oger e Vertus) uniti ad una percentuale del 15% di uve provenienti da Trépail, villaggio della Montagne de Reims e da un 15% di uve raccolte nel proprio Clos de Goisses a Mareuil-sur-Ay, tutti della vendemmia selezionata. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La grande parte dei vini, passati in acciaio, affronta la fermentazione malolattica mentre la percentuale minore che soggiorna in legno non svolge la fermentazione malolattica. 60 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 5 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 15-20.000.
Champagne Philipponnat Sec Grand Blanc Sublime Réserve Millésime 2002
Assemblaggio: 100% Chardonnay provenienti per un 70% dai Grands Crus della Côte des Blancs (Cuis, Cramant, Mesnil-sur-Oger e Vertus) uniti ad una percentuale del 15% di uve provenienti da Trépail, villaggio della Montagne de Reims e da un 15% di uve raccolte nel proprio Clos de Goisses a Mareuil-sur-Ay, tutti della vendemmia selezionata. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La grande parte dei vini, passati in acciaio, affronta la fermentazione malolattica mentre la percentuale minore che soggiorna in legno non svolge la fermentazione malolattica. 60 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 30 g/L.
Champagne Philipponnat Extra Brut Cuvée 1522 Grand Cru Millésime 2002

Champagne Philipponnat Extra Brut Rosé Cuvée 1522 Millésime 2000
Assemblaggio: 38% Chardonnay e 54% Pinot Noir provenienti dai Grands Crus della Vallée de la Marne e della Côte des Blancs (Ay,
Mareuil, Cramant, Avize, Le Mesnil et Vertus) entrambi della vendemmia selezionata. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. Una piccola percentuale dei vini fermi soggiorna in legno e non subisce fermentazione malolattica mentre alla percentuale maggiore che soggiorna in acciaio viene effettuata la fermentazione malolattica. Alla Cuvée bianca prodotta viene aggiunta una percentuale delll’8% di Pinot Noir del Clos de Goisses vinificato in rosso. 72 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 4-5 g/L.
Champagne Philipponnat Brut Clos de Goisses Millésime 2002

Champagne Philipponnat Brut Rosé Clos de Goisses Millésime 2002
Assemblaggio: 35% Chardonnay e 65% Pinot noir, provenienti esclusivamente dall’omonimo vigneto di 5,5 ettari a Mareuil-sur-Ay. I mosti sono ottenuti esclusivamente dalla prima spremitura. La vinificazione viene effettuata senza l’utilizzo della fermentazione malolattica. Alla Cuvée bianca ottenuta viene aggiunta una
percentuale di Pinot Noir, proveniente esclusivamente dall’omonimo vigneto, vinificato in rosso. Le bottiglie sono tappate sempre con tappo in sughero. Minimo 60 mesi di soggiorno sui lieviti e 6-9 mesi di riposo dopo la sboccatura. Dosaggio della liqueur: 4-5 g/L. Le bottiglie prodotte annualmente sono 15-20.000.
I grandi vini italiani -Moscato di Scanzo DOCG
Prodotto nel comune bergamasco di Scanzorosciate, sulle prime pendici
collinari delle Alpi Orobie, il Moscato
di Scanzo DOCG è un vino rosso passito di antica origine ottenuto dalla
pigiatura di grappoli ben maturi e preventivamente sottoposti ad appassimento.
Origini e
storia
Il Moscato di Scanzo è un vino passito dal carattere davvero particolare, e
proveniente da una zona geografica piuttosto
circoscritta. Come dice il nome,
questo vino proviene dal territorio del comune bergamasco di Scanzorosciate, ed
in particolare dalla sua fascia collinare.
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Vigne |
Ad accrescere l’unicità e il pregio di questo vino è l’utilizzo esclusivo
di uve provenienti dall’omonimo vitigno autoctono “Moscato di Scanzo”. Questo vino è dunque davvero unico, dal
momento che è l’unico moscato a bacca rossa esistente; per questo, è stato
persino avviato un progetto per studiarne il DNA.
La produzione di questo vino avviene secondo un procedimento lungo e
laborioso, che richiede esperienza e perizia. In seguito alla vendemmia le uve
infatti subiscono un processo di appassimento che ha lo scopo di aumentarne il
tenore zuccherino prima della
pigiatura.
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Moscato di Scanzo |
Secondo le fonti storiche, in questa zona situata sui lembi collinari delle
Orobie la coltivazione della vite avviene da tempo immemore e probabilmente sin
dall’epoca precedente a quella romana. Altri ritengono invece che furono
proprio i Romani ad introdurre in questo territorio vocato la coltivazione
della vite.
Ad ogni modo, non si sa con esattezza quali vini venissero prodotti qui
duemila anni fa: le prime testimonianze scritte che fanno riferimento ad un
vino passito risalgono infatti a diversi secoli più tardi, esattamente al XIV
secolo. Nel ‘600 e ‘700 in particolare il Moscato di Scanzo era ben noto anche
al di fuori del territorio di origine per via delle sue eccellenti
caratteristiche.
Lo stesso pregio si trova nel Moscato di Scanzo attuale, un eccellente vino
da meditazione dal colore rosso rubino intenso. Attualmente il Moscato di
Scanzo è l’unico vino bergamasco a potersi fregiare della Denominazione di Origine Controllata e
Garantita (DOCG). Questo ambito riconoscimento è stato assegnato
solo
recentemente, per l’esattezza nel maggio del 2009.
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Comune di Scanzo |
La
produzione
Secondo quanto riportato dal Disciplinare di Produzione, questo vino DOCG viene ottenuto solo ed esclusivamente da uve
provenienti dagli omonimi vitigni autoctoni della varietà Moscato di Scanzo(vinificazione in
purezza).
Questi vitigni devono essere coltivati all’interno di una particolare
sottozona del Comune di Scanzorosciate, in provincia di Bergamo, ad esclusione
totale delle aree pianeggianti. Anche tutte le successive operazioni di vinificazione,
appassimento ed invecchiamento obbligatorio devono essere condotte all’interno
del territorio amministrativo di Scanzorosciate.
La vendemmia delle uve è piuttosto tardiva, e si svolge non prima del mese
di ottobre. In seguito alla raccolta le uve vengono collocate per
l’appassimento all’interno di particolari locali, a ventilazione naturale o
forzata, per un periodo non inferiore ai 21 giorni.
Qui le temperature solitamente non superano i 15°C. Questo periodo di
appassimento deve comunque essere protratto obbligatoriamente sino a quando le
uve non raggiungono un tenore zuccherino naturale minimo pari a 280 grammi su
litro. Molte aziende optano per il prolungamento del periodo di l’appassimento
anche a 40-50 giorni, allo scopo di migliorare ulteriormente le caratteristiche
del vino prodotto.
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Azienda La Brugherata |
Quando le uve soddisfano i requisiti stabiliti dal Disciplinare avviene la pigiatura,
una delle fasi di produzione più delicate e importanti. La macerazione ha una
durata massima di cinque giorni; successivamente avvengono le fasi di svinatura e di travaso in un’altra
vasca. In seguito si compie la fase finale della fermentazione nella quale il
mosto viene collocato all’interno di appositi contenitori, solitamente in
acciaio inox.
Seguono poi l’illimpidimento
e l’ultimo travaso, dal quale inizia l’affinamento e il successivo. Il Moscato
di Scanzo DOCG deve essere sottoposto ad un invecchiamento minimo obbligatorio
della durata di due anni; pertanto, questo vino può essere immesso al consumo
solo a partire dal 1° novembre del secondo anno successivo alla vendemmia.
La resa massima delle uve in vino è stabilita al 30%, e conoscendo la
limitata estensione geografica del territorio di produzione è facile capire
come ogni anno siano davvero poche e rare le bottiglie di Moscato di Scanzo
DOCG messe in commercio.
Caratteristiche
del Moscato di Scanzo
All’atto dell’immissione al consumo, il Moscato di Scanzo DOCG presenta un colore
rosso rubino carico, più o meno accentuato, che con l’invecchiamento tende a
presentare bei riflessi ambrati e granata.
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Vigne |
Il sapore è dolce e gradevole, e presenta un leggero retrogusto amarognolo
(tipico dei vini moscati) che richiama alla mandorla. Particolarmente piacevoli
sono i retrogusti di frutti di bosco, spezie, marasca, prugna matura, rosa
canina e vaniglia.
Il titolo alcolometrico volumico totale minimo è piuttosto elevato, pari a
17°, con un tenore di zuccheri che va dai 50 ai 100 grammi per litro; l’acidità
totale minima è pari a 4.5 g/l. Il vino viene commercializzato in bottiglie di
vetro della capacità massima di 750 ml, chiuse raso bocca da un tappo di
sughero. La forma e l’aspetto di questi contenitori deve essere consona a
quella di un vino di pregio. Sull’etichetta del Moscato di Scanzo DOCG deve
essere obbligatoriamente riportato l’anno di produzione delle uve, in modo tale
da consentire al consumatore di scegliere con consapevolezza.
Il Moscato di Scanzo DOCG si presta bene all’invecchiamento per lunghi
periodi, a patto tuttavia di conservarlo in luoghi idonei: asciutti, ben
ventilati, freschi e lontano dalle fonti di luce.
Il Moscato di Scanzo DOCG è
uno squisito vino da meditazione che regala il meglio di sé entro 2-5 anni
dalla sua produzione. La temperatura di servizio consigliata è intorno ai 14-16°C,
mentre per quanto riguarda gli accostamenti le specialità dolci sono senza
dubbio le più indicate.
Crostate di frutta fresca, piccola pasticceria, biscotti secchi sono ad
esempio ottimi “compagni” del Moscato di Scanzo. Per i palati più
intraprendenti è inoltre da provare un accostamento molto particolare, quello
con il gorgonzola piccante, anch’esso prodotto lombardo d’eccellenza.
Il Moscato di Scanzo è inoltre il compagno ideale per i formaggi tipici
bergamaschi come ad esempio Taleggio DOP, Formai de Mut dell’Alta Valle Brembana
DOP, Strachitunt, Branzi e tutti i formaggi prodotti nelle zone di montagna.
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