Questo
dorato e peculiare vino friulano nasce da uno dei più antichi vitigni autoctoni
ed ha conosciuto, nel corso dei secoli, momenti di gloria e di trascuratezza
completa. Papa Gregorio XII°, durante il Concilio del 1409, lo volle nella
lista dei vini che venivano serviti durante i convivi.
Nel XIV° sec. in Friuli non si conoscevano molti nomi di vini, certamente tra questi pochi, il vino prodotto nella zona di Ramandolo, aveva un riferimento geografico. I vigneti erano soggetti ai danni climatici e delle lotte feudali: nel 1300, gli addetti ai lavori di riparazioni del castello di Coja, sito nelle vicinanze di Tarcento, reimpiantarono filari di "…uva dolce et dorata come lo sole".
Due secoli dopo, a Carlo V°, in quanto signore anche di questi territori, siamo nel 1532, la comunità locale esaltò il corteo imperiale con un sontuoso banchetto dal costo esorbitante, per quei tempi, di ben 5000 ducati d'argento, innaffiato dal dolce vino di Tarcento, appunto l'antesignano dell'odierno "ramandolo". Il vino in questione era venduto a "5 soldi la boccia", costo elevato e proibitivo, per cui non tutti se lo potevano permettere.
Cornelio Frangipane - 1564 - descrive la natura del luogo "…dagli aspri monti degradando si scende in verdi colli piantati di vigna che fanno preciosi vini dorati et dolci". Una carta geografica postuma disegnata da Cellaro - 1750 - ne indica i dolci pendii dove erano impiantati i noti vigneti, chiamati "ronchi" in quanto ottenuti dal
disboscamento.
Il vino prodotto veniva posto in piccole botti, caricate su carri trainati da cavalli ed avviate verso l'Austria ed in Germania. Le botti erano di produzione locale in quanto la popolazione di origine celtica e longobarda, era da sempre avvezza a tali costruzioni, utilizzando rovere o castagno.
Più di recente, James Joyce, nell'indimenticabile "Ulysses" con precisi riferimenti al vino ramandolo ed alla zona produttiva, in quanto visitata, scrive:
"Pigiare nel tino grappoli d'oro. Il calore del sole, ecco che cosa è".
Ricerche storiche sull'origine del vitigno utilizzato per ottenere il ramandolo, hanno evidenziato la natura antichissima e soprattutto autoctona, in quanto il verduzzo friulano, e localmente si produce la tipologia "giallo", è coltivato in questa area ancor prima dell'apparire dell'aquila imperiale romana, cioè ben oltre venti secoli fa.
I vigneti sono esposti al sole sul degradare di colline poste nei comuni di Nimis, Tarcento e Ramandolo da cui la denominazione, e situati a nord-est di Udine.
La produzione, selezionatissima, non supera le 150000 bottiglie ed è DOCG dal
2001. La foglia è quasi intera, senza seni, o appena tribolata, tondeggiante e quasi glabra, verde non troppo intenso; il grappolo medio-compatto, è tronco-piramidale con evidente alatura, mentre l'acino è medio e tendente all'elissoidale dal colore dorato, buccia dura e pruinosa, polpa succosa e dolce tendenzialmente aromatica. Vitigno vigoroso a germogliamento medio con tralci robusti. Si adatta a terreni non troppo fertili dal clima asciutto e posti in aree collinari ben esposte. Produzione buona e costante con media epoca di maturazione, inoltre, tollera molto bene le tradizionali malattie della vite,
grazie alla buccia resistente. Produzione max. di 80 q/ha. con resa
in vino del 65%; titolo alcolometrico minimo del 15%.
Di norma, i grappoli si lasciano surmaturare sulla vite, per cui avviene un arricchimento degli zuccheri, che poi solo parzialmente si trasformano in alcol, così il vino rimane dolce da attenuare la ruvidezza naturale del tannino in quanto sempre rilevante.
Luminoso giallo dorato vivo tendente all'ambrato se affinato lungamente, intenso e dal caratteristico profumo fruttato e sottilmente floreale di violetta di campo, fiori di acacia, mandorlo in fiore, miele e cera d'api, nonché di fichi secchi. Al palato è ricco: gradevolmente dolce ma non stucchevole da rendere piacevole il naturale eccesso di tannicità, ampio con ottima struttura e lieve sentori finali di erbe officinali, retrogusto aromatico e caldo di alcol che ben si addice alla complessità delle sottili essenze.
Delizioso con i tipici prodotti gastronomici friulani, la "fettina rosa", appunto il
prosciutto di San Daniele e fichi maturi, col lardo di
Monteaperto, il salame di Nimis, la trota affumicata, il foie gras, montasio
stagionato e, naturalmente, coi biscotti "uessuz", i ramandolini, la
gubana(tipico
dolce delle valli del Natisone) e la pinza epifanica(dolce
tradizionale veneto-friulano per l’Epifania).
Stappare al momento e servire fresco a 12°C in piccoli e luminosi calici dal bordo chiuso.
Nel XIV° sec. in Friuli non si conoscevano molti nomi di vini, certamente tra questi pochi, il vino prodotto nella zona di Ramandolo, aveva un riferimento geografico. I vigneti erano soggetti ai danni climatici e delle lotte feudali: nel 1300, gli addetti ai lavori di riparazioni del castello di Coja, sito nelle vicinanze di Tarcento, reimpiantarono filari di "…uva dolce et dorata come lo sole".
Due secoli dopo, a Carlo V°, in quanto signore anche di questi territori, siamo nel 1532, la comunità locale esaltò il corteo imperiale con un sontuoso banchetto dal costo esorbitante, per quei tempi, di ben 5000 ducati d'argento, innaffiato dal dolce vino di Tarcento, appunto l'antesignano dell'odierno "ramandolo". Il vino in questione era venduto a "5 soldi la boccia", costo elevato e proibitivo, per cui non tutti se lo potevano permettere.
Cornelio Frangipane - 1564 - descrive la natura del luogo "…dagli aspri monti degradando si scende in verdi colli piantati di vigna che fanno preciosi vini dorati et dolci". Una carta geografica postuma disegnata da Cellaro - 1750 - ne indica i dolci pendii dove erano impiantati i noti vigneti, chiamati "ronchi" in quanto ottenuti dal
![]() |
Filari con rete antigrandine |
Il vino prodotto veniva posto in piccole botti, caricate su carri trainati da cavalli ed avviate verso l'Austria ed in Germania. Le botti erano di produzione locale in quanto la popolazione di origine celtica e longobarda, era da sempre avvezza a tali costruzioni, utilizzando rovere o castagno.
Più di recente, James Joyce, nell'indimenticabile "Ulysses" con precisi riferimenti al vino ramandolo ed alla zona produttiva, in quanto visitata, scrive:
"Pigiare nel tino grappoli d'oro. Il calore del sole, ecco che cosa è".
Ricerche storiche sull'origine del vitigno utilizzato per ottenere il ramandolo, hanno evidenziato la natura antichissima e soprattutto autoctona, in quanto il verduzzo friulano, e localmente si produce la tipologia "giallo", è coltivato in questa area ancor prima dell'apparire dell'aquila imperiale romana, cioè ben oltre venti secoli fa.
I vigneti sono esposti al sole sul degradare di colline poste nei comuni di Nimis, Tarcento e Ramandolo da cui la denominazione, e situati a nord-est di Udine.
La produzione, selezionatissima, non supera le 150000 bottiglie ed è DOCG dal
2001. La foglia è quasi intera, senza seni, o appena tribolata, tondeggiante e quasi glabra, verde non troppo intenso; il grappolo medio-compatto, è tronco-piramidale con evidente alatura, mentre l'acino è medio e tendente all'elissoidale dal colore dorato, buccia dura e pruinosa, polpa succosa e dolce tendenzialmente aromatica. Vitigno vigoroso a germogliamento medio con tralci robusti. Si adatta a terreni non troppo fertili dal clima asciutto e posti in aree collinari ben esposte. Produzione buona e costante con media epoca di maturazione, inoltre, tollera molto bene le tradizionali malattie della vite,
![]() |
Vendemmia tardiva |
Di norma, i grappoli si lasciano surmaturare sulla vite, per cui avviene un arricchimento degli zuccheri, che poi solo parzialmente si trasformano in alcol, così il vino rimane dolce da attenuare la ruvidezza naturale del tannino in quanto sempre rilevante.
Luminoso giallo dorato vivo tendente all'ambrato se affinato lungamente, intenso e dal caratteristico profumo fruttato e sottilmente floreale di violetta di campo, fiori di acacia, mandorlo in fiore, miele e cera d'api, nonché di fichi secchi. Al palato è ricco: gradevolmente dolce ma non stucchevole da rendere piacevole il naturale eccesso di tannicità, ampio con ottima struttura e lieve sentori finali di erbe officinali, retrogusto aromatico e caldo di alcol che ben si addice alla complessità delle sottili essenze.
Delizioso con i tipici prodotti gastronomici friulani, la "fettina rosa", appunto il
![]() |
Grappoli di verduzzo |
Stappare al momento e servire fresco a 12°C in piccoli e luminosi calici dal bordo chiuso.
DALLE RADICI DEL RAMANDOLO
FINO ALLA DOCG (date storiche)
- 1893 : Alla seconda Fiera Concorso dei Vini Friulani in Udine la Società agraria friulana attesta con lode la bontà del vino "Ramandolo" presentato dal torlanese Giovanni Comelli detto "MORO" (19 – 23 aprile 1893)
- 1908 : Prima Esposizione annuale – Fiera Vini Alto Friuli (Nimis)
- 1908: l'ampelografo GIROLAMO MOLON elogia la bontà del vino "Ramandolo" (02. 11.1908)
- 1909 : Seconda Esposizione annuale – Fiera Vini Alto Friuli (Nimis)
- 1934: il dott. GAETANO PERUSINI scrive "La Viticoltura nella zona del Ramandolo"
- 1939 : Riferimenti al "Verduzzo Ramandolo" da parte del dott. Guido POGGI nell' "ATLANTE AMPELOGRAFICO"
1970-1992: dal
verduzo Doc alla sottozoan Ramandolo Doc
- 1970 : Emanazione del primo disciplinare dei vini DOC "Colli Orientali del Friuli" con riferimento al "Ramandolo "per il "Verduzzo tipo dolce"(DPR 20.07.1970)
- 1981 : La Cooperativa Agricola di Ramandolo d'intesa con il comune di Nimis e la Comunità Montana Valli del Torre presenta istanza di riconoscimento della sottozona e vino "Ramandolo"
- 1982: L'enologo PIERO PITTARO descrive i Verduzzi friulano e trevigiano in "L'Uva e il Vino"
- 1982: Ordine del giorno del Comune di Nimis sulla situazione vitivinicola locale. (11.10.1982)
- 1988: si costituisce il Consorzio di Tutela del Ramandolo
- 1989: Viene pubblicato il primo decreto di riconoscimento che "sdoppia" la denominazione in "Ramandolo classico" e"Ramandolo". Ricorso del Consorzio al T.A.R. del Lazio.
1992-2001 –
dalla Doc alla Docg
- 1992 : Emanazione di un nuovo decreto ministeriale che accoglie in sostanza il ricorso del Consorzio.(DM 18.06.1992)
- 1992 : Assegnazione del RISIT D'AUR'92 – Sezione Tecnica – al Consorzio per la valorizzazione del Ramandolo e del territorio
- 1992/97: Varie iniziative ed incontri tecnico/promozionali Obiettivo 5b ecc. da parte del Consorzio; PAOLO COMELLI subentra a DARIO COOS alla presidenza del Consorzio
- 1998: Il dott. Antonio NIEDERBACHER e l'enologo Orfeo SALVADOR illustrano le procedure per l'ottenimento della D.O.C.G.
- 1999:
Il prof. Rocco DI STEFANO
(direttore Istituto Sperimentale enologia di Asti) interviene al Convegno di
Nimis sulla tecnologia dei vini passiti
2000: Convegno sull'applicazione dell'Obiettivo 5 b sul Piano di sviluppo rurale sulle origini situazioni e prospettive del Ramandolo . Relatori Serra Fabbro Tavagnacco.( 05.05.00)
2000 : pubblica audizione (20.12.00) sulla Docg ( domanda 20.9.99)
2001: riunione "ad hoc" Comitato tutela 15.02.01 sulla Docg
2001 : parere favorevole del Comitato per Docg ( G.U. 86 dd. 12.04.2001)
2001: tavola rotonda( CAMILLA et al.) in Nimis sugli effetti della Docg (28.04.2001) 2001 : presentazione del libro " IL RAMANDOLO NEI COLLI ORIENTALI DEL FRIULI"- Casa del Vino Udine( 5.06.2001)
2001 : riconoscimento Docg RAMANDOLO ( Decreto 09.10.2001-G.U. n.250 dd.26.10.01)
Nessun commento:
Posta un commento