di Nicola Tamburrino
I nitriti
e i nitrati negli alimenti sono impiegati come conservanti,
soprattutto nelle carni. Le ricerche su questi additivi – contenuti anche in altri cibi – ne confermano la nocività. Ma qual è il ruolo di nitriti e nitrati negli alimenti, dove sono utilizzati, quanto possono essere pericolosi per la salute e come possiamo difenderci dai loro effetti negativi?
soprattutto nelle carni. Le ricerche su questi additivi – contenuti anche in altri cibi – ne confermano la nocività. Ma qual è il ruolo di nitriti e nitrati negli alimenti, dove sono utilizzati, quanto possono essere pericolosi per la salute e come possiamo difenderci dai loro effetti negativi?
Nitriti e nitrati negli alimenti: cosa sono?
Si tratta di
sostanze presenti in natura, composte da azoto e ossigeno, utilizzate da tempo
in forma sintetica. I nitrati sono impiegati prevalentemente in agricoltura
come fertilizzanti, ma vi si ricorre abbinandoli ai nitriti anche per conservare
alcuni tipi di cibi a base di carne. I nitriti e i nitrati negli alimenti sono
identificabili con questi codici:
- Nitrito di potassio = E 249
- Nitrito di sodio = E 250
- Nitrato di sodio = E 251
- Nitrato di potassio = E 252
Dove e perché vengono usati
I nitriti e
i nitrati negli alimenti vengono utilizzati diffusamente a partire dal secondo
dopoguerra, per preservare l’integrità, il colore e l’aspetto delle carni conservate, alle quali
conferiscono anche un leggero gusto salato. Dal punto di vista
igienico-sanitario, questi conservanti agiscono come antimicrobici e antisettici, difendendo le carni dalla pericolo
del botulino. Inoltre, aiutano a preservare gli aromi dei prodotti, contrastando l’azione dei microorganismi che
possono alterarli. Il mantenimento del colore rosa o rosso delle carni,
tuttavia, è il motivo principale della presenza di nitriti e nitrati negli
alimenti, almeno dal punto di vista quantitativo. L’esaltazione cromatica, infatti, richiede una dose di questi
conservanti circa tre volte superiore rispetto a quanto richiederebbe la sola
conservazione. In assenza di questi additivi, le carni fresche iniziano a
imbrunire già dopo pochi minuti.
I prodotti lavorati che li contengono
come additivi sono soprattutto: würstel, prosciutto cotto, pancetta, bacon,
mortadella, salame, speck, salsiccia confezionata, carni a lunga scadenza e
insaccati in genere. Più raramente, sono impiegati nel pesce marinato e nei prodotti caseari. Ai prosciutti crudi
di qualità di solito non vengono aggiunti questi conservanti.
Passato e presente
Anche se
l’uso di nitriti e nitrati negli alimenti si è ridotto rispetto agli anni Settanta e Ottanta, bisogna
sottolineare che l’impiego di questi additivi è una conseguenza
dell’industrializzazione del cibo. Storicamente,
ai salumi venivano
aggiunti solo il sale e le spezie, che fungevano anche da conservanti naturali.
Nella norcineria, un ruolo fondamentale lo avevano i luoghi nei quali i prodotti venivano conservati. Sulle pareti di
cantine, grotte e stalle si formavano muffe naturalmente cariche di salnitro,
in grado di stagionare e conservare perfettamente i salumi.
Nella logica
industriale, invece, l’impiego di nitriti e nitrati negli alimenti diventa una
necessità. Questo avviene per difendere grandi
quantitativi di carni con diverse
provenienze da contaminazioni batteriche, stabilizzando l’aspetto e gli
aromi. Da non dimenticare, poi, che i salumi e gli insaccati della grande
distribuzione organizzata devono restare in commercio per mesi. Anche oggi, tuttavia, si possono trovare salumi e insaccati di qualità
realizzati con i metodi tradizionali e artigianali, senza conservanti aggiunti.
Non solo nella carne
La presenza
di nitriti e nitrati negli alimenti non si limita ai salumi e
agli insaccati. Per due ragioni principali, soprattutto i nitrati sono presenti in alcuni verdure. Essendo diffusamente impiegati come fertilizzanti, vengono assorbiti dai vegetali tramite l’acqua. Anche la quantità di luce della quale beneficiano le piante è importante in questo senso, in quanto necessaria ai vegetali per sintetizzare l’azoto contenuto nei nitrati. Per questi motivi, le verdure coltivate in serra, più concimate o poco esposte alla luce, sono più ricchi di nitrati. Nei vegetali, le parti nelle quali queste sostanze sono più presenti sono le foglie esterne, la scorza, i gambi e le coste. Le verdure coltivate in campo aperto, quelle poco concimate con questi fertilizzanti o prodotte in regime biologico contengono quantitativi molto inferiori di nitrati.
agli insaccati. Per due ragioni principali, soprattutto i nitrati sono presenti in alcuni verdure. Essendo diffusamente impiegati come fertilizzanti, vengono assorbiti dai vegetali tramite l’acqua. Anche la quantità di luce della quale beneficiano le piante è importante in questo senso, in quanto necessaria ai vegetali per sintetizzare l’azoto contenuto nei nitrati. Per questi motivi, le verdure coltivate in serra, più concimate o poco esposte alla luce, sono più ricchi di nitrati. Nei vegetali, le parti nelle quali queste sostanze sono più presenti sono le foglie esterne, la scorza, i gambi e le coste. Le verdure coltivate in campo aperto, quelle poco concimate con questi fertilizzanti o prodotte in regime biologico contengono quantitativi molto inferiori di nitrati.
- Alcuni dei vegetali più ricchi di nitrati: bietola, sedano, rape, spinaci, ravanelli, lattuga.
- Alcuni vegetali mediamente ricchi di nitrati: finocchio, indivia, verza, zucchine.
- Alcuni vegetali meno ricchi di nitrati: cavolfiore, broccoli, cicoria, melanzane, fagiolini, porri, cipolle, patate, carote, funghi, asparagi, pomodori, cetrioli, peperoni.
Le verdure
che contengono più nitrati, tuttavia, sono anche molto ricche di vitamina C,
che come vedremo è fondamentale per contrastare gli effetti dannosi di queste
sostanze.
Nitrati nell’acqua
Nitriti e
nitrati non sono presenti solo negli alimenti. L’impiego
diffuso dei nitrati in agricoltura può favorirne la penetrazione in profondità nei terreni, fino a raggiungere le falde acquifere. Ci siamo già occupati di contaminazione idrica in un approfondimento su un caso di presenza di sostanze perfluoroalchiliche. Il contenuto di nitrati nell’acqua potabile in Italia deve essere inferiore ai 50 milligrammi per litro, mentre i nitriti devono essere completamente assenti. Pur senza eccessivi allarmismi, l’elevato impiego di nitrati in agroindustria dovrebbe quantomeno far riflettere. È bene precisare, comunque, che le fonti e gli acquedotti sono sottoposti a controlli frequenti e scrupolosi.
diffuso dei nitrati in agricoltura può favorirne la penetrazione in profondità nei terreni, fino a raggiungere le falde acquifere. Ci siamo già occupati di contaminazione idrica in un approfondimento su un caso di presenza di sostanze perfluoroalchiliche. Il contenuto di nitrati nell’acqua potabile in Italia deve essere inferiore ai 50 milligrammi per litro, mentre i nitriti devono essere completamente assenti. Pur senza eccessivi allarmismi, l’elevato impiego di nitrati in agroindustria dovrebbe quantomeno far riflettere. È bene precisare, comunque, che le fonti e gli acquedotti sono sottoposti a controlli frequenti e scrupolosi.
I nitriti e i nitrati negli alimenti fanno male?
Sulla
nocività dei nitriti e dei nitrati negli alimenti sono state condotte numerose
ricerche. L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), che fa
capo all’Organizzazione mondiale della Sanità, ha riconosciuto queste sostanze
come probabilmente cancerogene.
L’impatto negativo sulla salute umana, tuttavia, è dovuto alle possibili
trasformazioni chimiche che possono interessare in particolare i nitriti, che sono molto più pericolosi
dei nitrati.
Trasformazioni pericolose
I nitriti e
i nitrati contenuti negli alimenti possono evolversi e legarsi con altre
molecole, dando luogo a diverse sostanze molto nocive alla salute.
- Da nitrati a nitriti. I nitrati, di per sé non particolarmente nocivi, venendo a contatto con gli enzimi della saliva possono trasformarsi in nitriti, più pericolosi anche a causa delle ulteriori evoluzioni alle quali possono essere soggetti.
- Da nitriti a N-nitrosammine. I nitriti, combinandosi con le ammine contenute nei cibi proteici, possono trasformarsi in N-nitrosammine, sostanze riconosciute come altamente cancerogene.
- Da nitriti a nitrosammine. Una volta raggiunto l’ambiente acido dello stomaco, i nitriti diventano acido nitroso, che combinandosi facilmente con le ammine produce nitrosammine, sostanze riconosciute come potenti cancerogeni. Anche le cotture ad alte temperature possono convertire i nitriti in nitrosammine.
- Da nitriti a metaemoglobina. I nitriti si possono legare anche con l’emoglobina, la proteina del sangue che trasporta l’ossigeno. Questo legame genera la metaemoglobina, riducendo il trasporto di ossigeno nell’organismo.
Conseguenze
Secondo le
ricerche, l’ingestione elevata o prolungata di nitriti e nitrati negli alimenti
aumenta la probabilità di sviluppare tumori
allo stomaco e all’esofago, come sostiene anche L’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (AIRC).
La Food and Drug Administration degli Stati Uniti considera le nitrosammine
come uno dei gruppi di sostanze
cancerogene più potenti mai scoperte. La trasformazione in
metaemoglobina, invece, è pericolosa per i bambini più piccoli, perché può
provocare scarsa ossigenazione e difficoltà
respiratorie.
Le difese contro i nitriti
Fortunatamente
esistono sostanze in grado di contrastare
l’azione nociva e le pericolose trasformazioni di nitriti e nitrati
negli alimenti. Si tratta fondamentalmente di antiossidanti, il più conosciuto
e diffuso fra questi è sicuramente la vitamina C. Spesso questi inibitori delle nitrosammine sono
aggiunte ai prodotti alimentari contenenti nitriti e nitrati, proprio per
diminuirne la potenziale nocività. Questa pratica, però, non è obbligatoria per
legge. Nelle etichette dei cibi
che contengono nitriti e nitrati come conservanti, quindi, è importante notare
se sono presenti anche:
- vitamina C = acido ascorbico = E 300
- ascorbato di sodio = E 301
- ascorbato di potassio = E 303
Come si
accennava precedentemente, gli ortaggi
più ricchi di nitrati contengono anche molta vitamina C e poche ammine. Questa
combinazione costituisce un’importante difesa
naturale che diminuisce sensibilmente i rischi dovuti ai nitrati.
L’azione della vitamina C rispetto a queste sostanze è tuttora studiata, anche
se le ricerche in genere concordano sugli effetti protettivi dell’acido
ascorbico contro la formazione di nitrosammine.
I limiti di dosaggio e la legge
In base alla
Direttiva europea 95/2/CE del 1995, agli insaccati possono essere aggiunti i nitriti E 250 ed E 249 entro il limite
di 150 milligrammi per chilogrammo di prodotto. L’aggiunta di nitrati E 251 ed E 252 non può invece
superare i 250 milligrammi per chilogrammo. Questi nitrati, avendo la capacità
di evolversi in nitriti in caso di aumentata presenza batterica, sono impiegati
come “conservanti di riserva”. La legge, in sostanza, consente l’uso di nitriti
e nitrati negli alimenti potenzialmente minacciati dal botulino. Il rischio di intossicazione da botulismo, che può
essere letale, fa passare in secondo piano la cancerogenicità dei nitriti.
Le dosi da non superare
Secondo
l’Organizzazione mondiale della Sanità non si dovrebbero ingerire più di 0,1 milligrammi di nitriti per chilo
di peso corporeo al giorno. Il Comitato scientifico europeo per
l’Alimentazione, invece, consiglia di non superare la quantità di 0,06 milligrammi di nitriti e 3,7
milligrammi di nitrati per chilogrammo di peso corporeo. In base a questi dati,
mangiare 100 grammi di salume trattato con nitriti può significare ingerire una
dose già a rischio.
Nitriti e nitrati negli alimenti: che fare?
I nitrati –
e soprattutto i nitriti – sono i più pericolosi fra gli additivi chimici. Di
base sarebbe meglio evitare, o
quantomeno limitare al minimo, il consumo di prodotti trattati con questi
conservanti, preferendo le carni fresche, i prosciutti crudi di qualità e i
salumi artigianali. Una dieta ricca di verdura
e frutta costituisce una solida prevenzione contro gli effetti negativi
dei nitriti e delle nitrosammine.
Per gli amanti dei salumi e degli insaccati,
però, è quasi impossibile eliminare totalmente l’ingestione di queste sostanze.
Per alcuni prodotti, l’impiego di questi conservanti è quasi imprescindibile.
Fra questi, c’è ad esempio la mortadella. In questo caso, è meglio preferire i
salumi con aggiunta di antiossidanti anti-nitrosammine (E 300, E 301, E 303).
Per non favorire la formazione di nitrosammine, è importante non scaldare i cibi che contengono
nitrati e nitriti. I würstel – che vanno cotti e sono tipicamente trattati con
questi conservanti – sono fra i prodotti più a rischio in questo senso.
Quando
capita di mangiare cibi contenenti nitrati e nitriti, inoltre, è consigliabile
abbinare alimenti ricchi di vitamina C.
Per restare nel caso appena menzionato, il panino con la mortadella può essere
seguito da un kiwi.
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