Primitivo, Negroamaro e Uva di Troia sono solamente
tre delle uve che hanno contribuito al rilancio dell'enologia della Puglia, un
successo fatto di vini rossi e di tanto sole
Il legame della Puglia con il vino, e quindi con la vite, ha origini antichissime,
un
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Primitivo |
legame che da sempre ha caratterizzato unitamente all'olio e all'olivo la cultura e la tradizione di questa regione. La produzione vinicola della
Puglia è in termini di quantità fra le principali d'Italia, una
caratteristica che ha portato la regione ad assumere il ruolo di “serbatoio” di
vino, non solo dell'Italia, ma anche dell'Europa. Per anni il vino della Puglia
prendeva la via del nord destinato ad altre regioni e ad altre zone dell'Europa
e con il quale si procedeva a “tagliare” i vini locali, conferendo colore,
struttura e alcol. Da alcuni anni la
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Negroamaro |
situazione enologica della
Puglia sta cambiando, finalmente consapevoli dell'enorme potenziale vinicolo
della regione, i produttori pugliesi hanno iniziato a dedicarsi alla produzione
di qualità. Del resto, in Puglia non mancano uve autoctone dalle enormi
potenzialità, come Negroamaro, Primitivo e Uva di Troia, uve che negli ultimi
anni hanno guadagnato la ribalta internazionale, segnando la ripresa dei vini
della Puglia.
La storia della vite in Puglia ha radici antichissime e si ritiene che
questa
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Nero di Troia |
pianta sia stata sempre presente nel territorio della regione. La vite
era probabilmente presente in Puglia prima dei tempi della colonizzazione greca
- nel VIII secolo a.C. - tuttavia alcune delle varietà oggi considerate
autoctone di questa regione sono state introdotte proprio dai greci, come il
Negroamaro e l'Uva di Troia. Dalla Grecia fu introdotto anche il sistema di
coltivazione della vite ad “alberello”, il metodo più diffuso in Puglia. Con
l'arrivo del dominio degli antichi romani - in seguito alla vittoria contro
Pirro nel 275 a.C. - la produzione e il commercio di vino furono
particolarmente vivaci e i vini della Puglia cominciarono ad essere presenti e apprezzati nella tavole di Roma. Nella sua monumentale opera Naturalis
Historia, Plinio il Vecchio, nell'elencare le varietà di uve greche,
ricorda che in Puglia erano presenti le Malvasie Nere di Brindisi e Lecce, il
Negroamaro e l'Uva di Troia.
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Coltivazione ad alberello |
Plinio il Vecchio, Orazio e Tibullo hanno lasciato ampie testimonianze nei
loro scritti sulle tecniche di coltivazione della vite e della produzione di
vino in Puglia ai tempi degli antichi Romani, decantando in particolare il
colore, il profumo e il sapore dei vini pugliesi. Plinio il Vecchio definì
Manduria - la terra della Puglia più rappresentativa per il Primitivo come viticulosae,
cioè “piena di vigne”. Manduria non fu l'unica zona a guadagnarsi l'appellativo
di viticulosae: anche Mesagne, Aletium (Alezio) e Sava furono definite
in questo modo da altri autori. Altri autori illustri di quei tempi - come
Marziale, Ateneo e Marrone - elogiarono nei loro scritti le qualità dei vini
pugliesi. Con la costruzione del porto di Brindisi nel 244 a.C. il
commercio del vino pugliese conosce un periodo piuttosto fiorente e a Taranto,
con lo scopo di facilitare la spedizione e l'imbarco, si conservano enormi quantità
di vino in apposite cantine scavate nella roccia lungo la costa.
Già a quei tempi, quindi, la Puglia diviene un importante “deposito” di
vino, una terra che farà del vino, e dell'olio, due prodotti fortemente legati
alla propria tradizione e cultura. Tuttavia il legame con il vino sarà
caratterizzato dall'enorme quantità piuttosto che dalla qualità. Nonostante
questo, il vino di qualità lascerà un segno indelebile nella cultura della
Puglia: da merum, che in latino significa “vino puro” o “vino genuino”,
deriva infatti il termine mjere, che in dialetto pugliese significa
“vino”. Dopo la caduta dell'impero romano, la viticoltura e la produzione di
vino in Puglia subiscono un periodo di crisi e sarà solo per opera dei monasteri
e dei monaci che le due attività saranno conservate e continueranno a
caratterizzare la Puglia. Nel Medioevo, in Puglia si registrano ancora enormi
produzioni di vino: non a caso Dante Alighieri, nei suoi versi, descrive la
Puglia come «terra sitibonda ove il sole si fa vino». L'importanza dello
sviluppo della viticoltura e della produzione del vino fu ben compresa anche da
Federico II che - nonostante fosse astemio - fece piantare migliaia di viti
nella zona di Castel del Monte, importando le piante dalla vicina Campania.
Il vino assume un ruolo strategico per l'economia della Puglia tanto che,
nel 1362, Giovanna I d'Angiò firma una legge che vietava bel territorio
l'introduzione di vino prodotto al di fuori della regione. Sarà solamente
durante il Rinascimento che i vini della Puglia cominceranno a conoscere i
consensi delle altre zone d'Italia e di alcune zone della Francia, i vini
pugliesi fanno il loro ingresso nelle tavole delle corti nobili. Andrea Bacci,
uno degli autori di vino più conosciuti di quel periodo, ricorda nella sua
opera De naturali vinorum historia che nelle zone di Lecce, Brindisi e
Bari si producono vini di “ottima qualità”, mentre dei rossi di Foggia e del
Gargano dirà che sono vini di “media forza ma sinceri nella sostanza sicché
durano fino al terzo anno e anche di più”. Per Andrea Bacci, i migliori vini di
Puglia di quei tempi sono quelli prodotti a Manfredonia. Nei periodi successivi
- nel 1700 e nel 1800 - la Puglia si farà sempre notare per le enormi quantità
di vino prodotte, mai per la qualità, tanto che le eccedenze cominciano ad
essere un serio problema, pur tuttavia costituendo un cospicuo profitto.
Quando la fillossera fece la sua comparsa nei vigneti del nord Italia
e in Europa, le enormi quantità di vino prodotto in Puglia fecero sentire meno
gli effetti di questo
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La Fillossera |
flagello, arrivando perfino in Francia a riempire i
calici d'oltralpe, dove la produzione non era sufficiente a soddisfare le
richieste locali. Il ritardo della fillossera fece giungere in Puglia imprenditori
francesi che qui iniziarono a produrre vino da esportare in Francia, Germania e
Austria. Ma la fillossera arriva anche in Puglia segnando il crollo di quella
che sembrava un fiorente ripresa. Negli anni seguenti, quando si cercava una
ripresa dell'enologia pugliese, faranno la loro comparsa nella regione varietà
di uve che si sostituiranno progressivamente a quelle locali e la comparsa
delle cantine sociali favoriranno una produzione massiva senza nessun criterio
di qualità. La produzione della Puglia sarà prevalentemente concentrata sui
vini da taglio, destinati a dare corpo e colore alle produzioni di altre zone
d'Italia e d'Europa. Negli anni seguenti la seconda guerra mondiale, alcuni
tenaci e significativi produttori inizieranno a percorrere la strada della
qualità, ma bisognerà attendere gli anni 1990 quando in Puglia si registrerà
una nuova consapevolezza delle potenzialità enologiche della regione da parte
di produttori locali e, non da ultimo, di cantine provenienti da altre regioni
d'Italia.
Classificazione della Puglia
I vini
della Puglia sono classificati secondo il sistema di qualità in vigore in
Italia. Il livello più basso è riservato ai Vini da Tavola, seguito da Indicazione
Geografica Tipica (IGT), quindi Denominazione d'Origine Controllata
(DOC) e infine Denominazione d'Origine Controllata e Garantita (DOCG),
il livello più alto del sistema. Oggi le aree riconosciute DOCG sono 4, Primitivo di Manduria dolce naturale, Castel del Monte Bombino nero, Castel del Monte nero di troia e Castel del monte rosso riserva, mentre sono 28 le aree a
Denominazione d'Origine Controllata e precisamente: Aleatico di Puglia, Alezio, Barletta, Brindisi, Cacc'e Mmitte di Lucera, Castel del Monte, Copertino, Galatina, Gioia
del Colle, Gravina, Leverano, Lizzano, Locorotondo, Martina o Martina Franca,
Matino, Moscato di Trani, Nardò, Negro amaro di terra d'Otranto, Orta Nova, Ostuni, Primitivo di Manduria,
Rosso Barletta, Rosso di Canosa, Rosso di Cerignola, Salice Salentino, San
Severo e Squinzano, Tavoliere delle Puglie e Terre d'Otranto.
Zone di Produzione
La vite e l'olivo sono le due piante che maggiormente
caratterizzano i panorami della Puglia. In questa regione il vino è prodotto
praticamente ovunque, non solo una risorsa legata alla tradizione e alla
cultura di questi luoghi, ma anche un'importante risorsa economica. La
produzione vinicola della Puglia risente anche di un clima estremamente
particolare e dalla quantità di sole che la terra riceve nel corso dell'anno:
la Puglia è infatti fra le regioni più soleggiate d'Italia e d'Europa.
Idealmente collocata nel “tacco dello stivale” della penisola italiana, il
clima della Puglia risente fortemente dell'influsso del mare: la regione è
circondata da oltre 800 chilometri di coste marine e le coste del mare Ionio e
del mare Adriatico sono divise da una distanza media di 50 chilometri. E poi il
sole, tanto sole come in nessun altro luogo in Italia, capace di raggiungere,
in estate, temperature anche di 45° C. L'alberello è il sistema colturale
più diffuso in Puglia poiché consente alla vite di sfruttare al massimo le
risorse del suolo - acqua compresa - migliorando la qualità dell'uva e quindi
del vino.
I vini
che maggiormente rappresentano la Puglia sono i rossi e i rosati, tuttavia
nella regione si producono anche interessanti vini bianchi, anche da uve
autoctone. Le uve a bacca bianca più diffuse in Puglia sono: Bombino Bianco,
Malvasia Bianca, Verdeca, Fiano, Bianco d'Alessano, Moscato Bianco e Pampanuto.
Singolare è il caso dello Chardonnay che - nonostante sia un'uva che non ha
legami “storici” con la Puglia - è, di fatto, l'uva bianca più coltivata e
diffusa della regione. Le uve a bacca rossa più diffuse in Puglia sono:
Negroamaro, Primitivo, Uva di Troia, Malvasia Nera, Montepulciano, Sangiovese,
Aglianico, Aleatico, Bombino Nero, Susumaniello e Ottavianello, nome con il
quale nella regione si chiama il Cinsaut. Non mancano le uve internazionali, su
tutte Merlot e Cabernet Sauvignon. Nonostante questa ricchezza ampelografica,
la Puglia è principalmente famosa per tre uve: Negroamaro, Primitivo e Uva di
Troia, ognuna di queste caratteristica di specifiche zone. Al sud della regione
- nel Salento - l'uva più diffusa è il Negroamaro, la zona centrale è la terra
del Primitivo, mentre l'Uva di Troia è la varietà più diffusa nella parte
settentrionale.
Salice Salentino
Fra i vini più rappresentativi della Puglia, quelli
prodotti nel Salento, e in particolare nell'area vinicola di Salice Salentino,
sono fra i più celebri. L'area vinicola di Salice Salentino prende il nome
dall'omonima località in provincia di Lecce, e qui la produzione enologica
riguarda prevalentemente vini rossi e rosati. Il Salento è una delle aree
vinicole italiane più importanti per la produzione di vini rosati ed è proprio
in quest'area che fu imbottigliato, nel 1943, il primo vino rosato d'Italia: il
celebre Five Roses di Leone de Castris. I vini rossi e rosati appartenenti alla
DOC Salice Salentino sono prodotti con il Negroamaro - il vero protagonista dei
vigneti nel Salento - e la Malvasia Nera. Nell'area di Salice Salentino si
producono anche due vini bianchi: il Salice Salentino Bianco - prevalentemente
da uve Chardonnay - e il Salice Salentino Pinot Bianco. Altro vino interessante
è il Salice Salentino Aleatico, prodotto negli stili passito e liquoroso, nei
quali possono essere presenti piccole parti di Negroamaro, Malvasia Nera e
Primitivo.
Primitivo di Manduria
Il Primitivo è l'uva rossa più diffusa della parte
centrale della Puglia e con la quale si produce il celebre Primitivo di
Manduria, una delle DOC più conosciute della regione. Nonostante oggi il
Primitivo sia considerato fra le uve autoctone di Puglia, si ritiene
che questa
varietà sia geneticamente analoga al Plavac Mali, un'uva della Dalmazia e che
ritroviamo in California con il nome di Zinfandel. Con molta probabilità il
Primitivo fu introdotto in Puglia nel 1700 e deve il suo nome al fatto che
tende a maturare in anticipo rispetto alle altre varietà. Per questo motivo
prese il nome di primativus - o primaticcio - dal quale deriva
l'attuale Primitivo. Il celebre vino di Manduria - che è anche fra i più
conosciuti della Puglia - si produce con il Primitivo in purezza maturato in
botte o in barrique. Il Primitivo di Manduria si produce anche nelle versioni
dolce naturale e liquoroso, quest'ultimo negli stili dolce e secco.
Altre Zone di Produzione
Salendo verso la parte settentrionale della regione,
nei vigneti si incontra prevalentemente l'Uva di Troia - detta anche Nero di
Troia - la varietà principale della DOC Cacc'e Mmitte di Lucera. L'Uva di
Troia è inoltre utilizzata in purezza per la produzione di interessanti vini
rossi. Nonostante la Puglia sia principalmente conosciuta per i suoi vini
rossi, in questa regione si producono anche vini bianchi e alcune delle
denominazioni d'origine controllata prevedono esclusivamente questo stile di
vino. È il caso di Locorotondo e Martina Franca - entrambi prodotti
prevalentemente con Verdeca e Bianco d'Alessano - e Gravina, i quali vini si
producono con Malvasia del Chianti, Greco Bianco e Bianco d'Alessano. Fra i
vini bianchi è da segnalare anche il Moscato di Trani, un vino dolce prodotto
con Moscato Bianco. Fra le aree DOC della Puglia si ricordano quelle di Alezio,
Brindisi, Castel del Monte, Copertino, Gioia del Colle, Gravina, Ostuni, San
Severo e Squinzano. Di particolare interesse, infine, sono i vini appartenenti
alla denominazione Salento IGT, in particolare quelli prodotti con Negroamaro e
Primitivo.
La Puglia Gastronomica
La Cucina Pugliese è una cucina schiettamente
mediterranea
diversamente caratterizzata man mano che dalla punta del tacco si sale
verso il Gargano. Dal grano del tavoliere si ricavano molte varianti di paste,
sempre corpose, da abbinare a sughi forti e di personalità: arcinote sono
le orecchiette,
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orecchiette con cime di rapa |
preparate con le cime di rapa o la
gustosissima ricotta forte, cremoso e piccante frutto della tradizione casearia
ovina locale: le strascenate sono delle orecchiette più grosse: da provare con
le brasciole, involtini di cavallo imbottiti di capperi e pecorino in umido;
i cavatelli si preparano con le fave bianche, o con rucola e
acciughe o col grano ed i
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cavatelli |
fagioli; l'abbinamento di pasta e frumento non è
raro; i troccoli, ad esempio, spaghettoni della provincia di Bari, si
cucinano sia coi sughi di mare (il mitico ciambotto barese prevede una pletora di specialità
ittiche), e frutti di mare (pregiatissime sono le cozze di
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troccoli |
Varano e Taranto)
sia coi ragù di cacciagione, o quelli a base di misto d'agnello, vitello e
maiale, proprio in abbinamento con l'orzo; le lianedde sono una sorta di
tagliatella che si preparano con ceci o col sugo di coniglio. A Lecce i ciceri
e tria prevedono un gustoso condimento a base di soffritto e ceci. A Brindisi è
molto amata, invece, la salsa a base di cipolle e ulive nere. Da segnalare
il cappello del gendarme: un'opulenta torta rustica farcita con
prosciutto, carne di maiale, uova, petto di tacchino e caci vari. Anche come
piatto unico, la tiella (coccetto al forno) è un altro must: da provare
quella di riso, patate e
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cappello del gendarme (calzone farcito) |
cozze e quella d'agnello, con patate, funghi
cardoncelli e lampascioni. Le cutturidde si preparano con l'agnello in tegame
farcito col pecorino. L'ampanad è un gustoso pasticcio di fave secche, cicoria
e cicuredde; queste zuppe di cicoria si preparano un po' dovunque, con nomi
diversi e leggere variazioni nella ricetta, come il macco e la capriata. Da
provare è la prelibata farrata del Gargano, con farro, ricotta, maggiorana e
cannella. Sempre in Capitanata il pancotto è un pantagruelico minestrone con
borragine, finocchi, cicoria,
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tiella barese |
zucchine, patate, cipolla e lardo. Strepitoso il
catalogo dei farinacei apuli; come la farinella, rinomata quella di Putignano,
di ceci e orzo abbrustoliti; i calzoni e le puddiche, ovvero focacce farcite
con olive e cipolle; ma il re è lui! Il pane di Altamura, degno compagno delle arcinote burrate, latticini imbottiti di cremosa crema di latte. Da
provare, sicuramente, anche la profumata giuncata ed il pecorino pugliese per antonomasia:
il canestrato. Altri formaggi da assaggiare sono: cacio,
caciocavallo podolico del gargano,
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burrata pugliese |
caciocavallo di grotta, caciocavallo
ubriaco, caciofiore pugliese, caciogargano, cacioricotta leccese, cacioricotta
pugliese, capasone affinato in grotta, fallone di Gravina, pecorino delle
murge, pecorino d grotta, pecorino alle pere, pecorino affinato in vinacce,
provolone pugliese. Per i prodotti della salumeria da citare: il capocollo e la soppressata di Martina Franca, la salsiccia
pugliese a staffa, la pancetta tesa pepata e affumicata, il prosciutto crudo di Faeto come il guanciale e la pancetta,
infine la salsiccia a catenelle. Ricca la
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Giuncata |
scelta di secondi di terra e di mare.
Il cavallo è molto gettonato: da provare in pezzetti in umido, nel Salento,
oppure con salvia e pomodorino, alla pignata, o a braciolette, spolverato di
lardo di prosciutto e pecorino. Deliziosi gli involtini di interiora d'agnello,
castrato o cavallo precedentemente marinate, conosciuti con vari nomi come
marro, cibreo, cazzamarro. Gli spiedini di agnello si chiamano gnemeriddi.
Particolarmente interessante è il sistema di cottura di questi spiedi,
utilizzato per tutte le preparazioni allo spiedo in terra apula, popolarmente
detto a u furniddè: la carne, in pratica, ruota inclinata, in modo che i grassi
non si disperdano sulla fiamma, ma restino sullo spiedo, donando alla
preparazione una particolare sapidità. Nel barese non
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Zampine |
perdete le zampine, salsicce a base di pomodoro, prezzemolo e formaggio
arrostiti sulla brace. Pregiati fumetti sono la zuppa gallipolina e la zuppa
brindisina, parecchio diversi per preparazione e specie di pesci utilizzati. In
Salento non perdete la scapece salentina, preparata con il pesce azzurro (i
pupiddi), zafferano, pangrattato e mentuccia. Nel barese le orate di San Nicola, gli sgombri all'aceto e il dentice
alle olive sono delle specialità di mare irrinunciabili per l'attento turista
gastronomico. Luculliane sono la zuppa di scorfano rosso, la pignata di polpo e
le alici arraganate. Le pettole sono delle pastelle a base
di farina e patate fritte, tipiche delle festività natalizie, utilizzate sia
come dolci, cosparse di zucchero, che come rustici, imbottite di baccalà,
cavolo o alici. Non perdete i cauciuni di San Nicandro a base di ceci,
cioccolata e cannella, la Sfogliata di Canosa, con mandorle e uva, e il propalo
del Gargano. La Puglia è patria di due prodotti veramente unici: il fungo cardoncello e il lamapascione, particolare cipollotto amarognolo.
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Cardoncello |
La Puglia è, per quantità, la prima regione di produzione di olio d'oliva
in Italia. Il marchio DOP garantisce la più alta qualità: la regione è divisa
in quattro zone/marchi DOP a loro volta suddivisi in undici sottozone: i DOP
sono il Terra d'Otranto, il Terra di Bari, il Colline di Brindisi e il Dauno.
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