lunedì 22 maggio 2017

Montefalco Sagrantino




In Umbria, verde regione dell'Italia centrale, terra di cultura, arte e antiche tradizioni, splende una stella nel firmamento enologico che trae origini dalla terra di Montefalco: il Sagrantino

Classificazione del Montefalco Sagrantino
Chi avrebbe mai pensato che in Umbria, la regione considerata come il Cuore Verde d'Italia - famosa nel mondo per la beatitudine e la tranquillità dei suoi paesaggi, carichi di pace e spiritualità, terra di santi ed eroi - fosse capace di mostrare fermezza e potenza in uno dei suoi più celebri vini? Il Sagrantino, l'uva responsabile di questo prodigio, è riuscito in poco tempo a conquistare saldamente le vette dell'enologia mondiale e il suo successo è così clamoroso, che anche altre regioni italiane cominciano a rivendicare la possibilità di coltivazione di quest'uva nelle loro terre. Sagrantino significa Montefalco e Montefalco - dal punto di vista enologico - significa Sagrantino. Il legame fra questa terra e la sua uva è forte e lungo di secoli, e comunque sarà, niente e nessuno sarà capace di rompere questo legame poiché - da sempre - Montefalco è il Sagrantino. Questo grazie anche alla tenacia e alla caparbietà dei produttori locali che hanno saputo creare un grande vino dalla loro grande uva.
 Uva che ha avuto sempre il ruolo da protagonista nei vigneti di Montefalco sin dai tempi antichi anche se - è bene ricordarlo - all'inizio degli anni 1970 erano in molti che pensavano fosse meglio eliminare il Sagrantino dai loro vigneti per fare posto ad altre uve, più celebri e più redditizie, capaci di assicurare una migliore vendibilità. Fu solo grazie alla caparbietà e all'impegno di alcuni produttori - convinti delle enormi potenzialità delle loro uva - che il Sagrantino riuscì non solo a salvarsi, ma anche a raggiungere le vette più alte dell'enologia mondiale. Un cammino lungo e difficoltoso di oltre trenta anni, ma che oggi ripaga ampiamente gli sforzi di tutti i produttori - e in particolare di quelli che per primo decisero di investire sul Sagrantino - offrendo agli appassionati un vino, un grande vino, unico nel suo genere. E pensare che in principio il Sagrantino era solo usato per la produzione di un vino dolce e robusto, forte di tannini, capace di accompagnare degnamente i succulenti e saporiti arrosti di agnello del pranzo pasquale. Di strada il Sagrantino ne ha fatta molta, e con lui anche Montefalco - la sua terra - forte di un passato e una tradizione non solo di arte e storia, ma anche di vino.
 Montefalco - suggestiva città in provincia di Perugia, nota come “ringhiera dell'Umbria” - è il centro della produzione del vino da uve Sagrantino. Montefalco è racchiusa all'interno delle sue mura trecentesche, e oltre a offrire eccellenti vini, è ricca di storia, cultura e arte, come i celebri e straordinari affreschi di Benozzo Gozzoli nella Chiesa di San Francesco - oggi sede del Museo Civico - opere d'arte che valgono certamente una visita alla bella città Umbra, magari in compagnia di un buon calice di Sagrantino. Montefalco è fra le pochissime città d'Italia nelle quali la coltivazione dell'uva era praticata all'interno delle mura urbiche, una tradizione risalente al periodo medioevale. La produzione di vino a Montefalco risale tuttavia a tempi più antichi. Plinio il Vecchio, nella sua monumentale Naturalis Historia, ricordava che l'uva Itriola era coltivata nelle aree di Mevania (l'odierna città di Bevagna, compresa nell'area di produzione del Sagrantino di Montefalco) e nel Piceno: «Itriola Umbriae Mevanatique et Piceno agro peculiaris est».
 L'antica Itriola non ha comunque legami con l'uva Sagrantino, tanto che già nel 1596 Andrea Bacci la identificava con la Passerina. L'origine dell'uva Sagrantino è piuttosto incerta e molte sono le supposizioni. Anche se oggi il Sagrantino è considerato un'uva autoctona di Montefalco, si ritiene che sia stato introdotto intorno al XIV-XV secolo dai frati francescani, di ritorno dai loro viaggi di predicazione in Asia Minore. Altre teorie circa l'origine del Sagrantino, ritengono che l'uva sia originaria della Spagna o che la sua introduzione sia stata a opera dei Saraceni. Indipendentemente dalla sua origine, ricerche genetiche sul Sagrantino non hanno scoperto nessuna analogia con altre varietà. Vista la ricca documentazione conservata nell'Archivio Storico Comunale di Montefalco, si può affermare che la città Umbra abbia sempre avuto un legame particolare con la coltivazione della vite e con la produzione di vino. Sono molti infatti i documenti che parlano di vigneti donati o ceduti ad altri - in modo particolare in testamenti - e non mancano neppure testimonianze sulla cura e la dedizione dei vignaioli dell'epoca per i loro vigneti, così come leggi specifiche sulla tutela della produzione vinicola.
 Il più celebre di questi risale al XV secolo - periodo durante il quale la coltivazione della vite era già praticata all'interno delle mura urbiche - nel quale si stabiliva che «chiunque sarà trovato a portar le uve acerbe o mature e non havesse vigna propria o in affitto o a lavoreccio, sia punito come se fosse entrato in vigna di alcuno et havesse colto le uve». I vigneti e le uve erano inoltre tutelate da apposite leggi che ne vietavano - ad esempio - l'estirpazione non autorizzata. La produzione di vino svolgeva a quei tempi un ruolo fondamentale sia nell'economia della città sia nella cultura, tanto che a partire dal 1540 la data dell'inizio della vendemmia era stabilita con un'apposita ordinanza comunale. Ancora oggi questo evento è mantenuto vivo dalla Confraternita del Sagrantino che in un giorno prestabilito di settembre annuncia pubblicamente in piazza l'inizio della vendemmia. La qualità dei vini di Montefalco fu testimoniata anche da Cipriano Piccolpasso - provveditore della fortezza di Perugia - durante la stesura della sua opera «Le piante et i ritratti delle Città e Terre sottoposte al Governo di Perugia» nel 1565. In quest'opera - commissionata dallo Stato Pontificio con lo scopo di rilevare piante e “ritratti” sullo stato di conservazione delle rocche e delle fortificazioni della provincia di Perugia - scrisse che in Montefalco si coltivavano buone vigne che producevano ottimi vini.
 Nei secoli seguenti, Montefalco e il suo Sagrantino sono spesso citati in altri documenti, sempre lodando le loro qualità enologiche. In occasione della “Esposizione Umbra” che si svolse a Perugia nel 1899, il Sagrantino di Montefalco ottenne un grande riconoscimento che fu utile al suo rilancio commerciale. Tuttavia il Sagrantino conobbe - nei decenni a venire - un sostanziale declino, tanto che negli anni 1960 era quasi scomparso dalle vigne di Montefalco. Altre uve famose e capaci di promettere maggiori successi, stavano infatti prendendo il posto nei vigneti di Montefalco. Fu grazie agli esperimenti condotti da pochi ma tenaci produttori, e condotti all'inizio degli anni 1970, che riconsegnarono trionfalmente a Montefalco la sua uva Sagrantino. Fu così che dopo diversi tentativi e infinita passione, si arrivò alla trasformazione dello stesso vino tradizionale di Montefalco, che da passito e dolce - come dettava la tradizione del luogo - si arrivò alla produzione di un vino secco, robusto e imponente; un'innovazione enologica che ha dato al Sagrantino una nuova veste e lo ha fatto arrivare alla vetta dell'enologia mondiale. Oggi, nonostante il vino di Montefalco più celebre sia quello nella versione secco, il Sagrantino conserva intatta anche la sua origine espressa dal vino dolce e robusto, nel quale la tradizione incontra la moderna enologia per un rinnovato successo che sembra quasi inarrestabile.
Il Montefalco Sagrantino - o Sagrantino di Montefalco - è riconosciuto dal sistema di qualità italiano come vino DOCG (Denominazione d'Origine Controllata e Garantita), riconoscimento ottenuto nel 1992. In accordo al disciplinare di produzione, il vino può essere prodotto esclusivamente con uva Sagrantino in purezza. Il Montefalco Sagrantino può essere prodotto unicamente nel comune di Montefalco - dal quale prende il nome la DOCG - e parte del territorio nei comuni di Bevagna, Gualdo Cattaneo, Castel Ritaldi e Giano dell'Umbria, in provincia di Perugia. Il Montefalco Sagrantino è prodotto negli stili secco - la cui storia è di circa 30 anni - e passito, appartenente alla tradizione enologica dell'area. In accordo al disciplinare, la resa massima nei vigneti non può eccedere 80 quintali per ettaro, la resa massima dell'uva deve essere inferiore al 65% per la versione secco, inferiore al 45% per il passito.
 Il Sagrantino secco deve avere - secondo il disciplinare - un titolo alcolico totale di almeno il 13%, mentre per il passito 14,5%. Per quanto concerne i periodi di maturazione, questi sono stabiliti in accordo alla tipologia del vino. Il Montefalco Sagrantino secco può essere commercializzato solamente dopo avere subito un periodo di maturazione di almeno 30 mesi, di cui almeno 12 in botte. Il Montefalco Sagrantino Passito deve subire un periodo di maturazione di almeno 30 mesi. I periodi di invecchiamento decorrono - in entrambi i casi - dall'1 dicembre dell'anno di vendemmia. A causa delle caratteristiche dell'uva Sagrantino - fra le uve al mondo con la più alta concentrazione di polifenoli - un periodo di almeno 30 mesi consente ai tannini di maturare opportunamente, rendendo meno aggressivo e più equilibrato il vino. Nella stessa zona di produzione della DOCG, è definita anche la produzione dei vini Montefalco Rosso e Montefalco Bianco, entrambi riconosciuti come DOC (Denominazione d'Origine Controllata).


Dal Grande Sagrantino, un Grande Vino
 Il Sagrantino è un'uva unica nel suo genere. Non solo è unica per il fatto di essere coltivata in un territorio piuttosto ristretto, ma è soprattutto unica per il vino che riesce a produrre, anch'esso unico. Il connubio fra il Sagrantino e il suo territorio - anch'esso responsabile di questo capolavoro enologico - regalano al palato degli appassionati un grande vino, forte e potente, tanto che stupisce il fatto che un vino simile possa essere prodotto nella mite e pacifica Umbria. Grazie alla sua buccia spessa e ricca di tannini - il Sagrantino è fra le uve con il più alto contenuto di polifenoli - gli attacchi di muffe e parassiti sono limitati, tuttavia è proprio questa elevata quantità di tannini a rendere il Sagrantino un'uva indomita e ribelle in cantina. È solo infatti attraverso la completa maturazione dei tannini, prima in vigna e poi in cantina - responsabili anche per la possente struttura e forza del Sagrantino - che il vino perderà la sua spiccata astringenza, arrivando perfino ad assumere un carattere morbido e vellutato.
 Tuttavia un calice di buon Sagrantino comincia ad affascinare il degustatore già a partire dal suo colore rosso rubino cupo e fitto, e dopo averlo passato sotto il naso, è difficile restare indifferenti ai suoi forti aromi di frutti neri, in modo particolare la mora, l'aroma di frutta caratteristico e identificabile di quest'uva. Le caratteristiche del Sagrantino consentono inoltre ai suoi grappoli di essere lasciati per mesi ad appassire senza per questo marcire: è proprio da questa importante operazione che si ottengono le uve per la produzione della versione passito, il vino più tradizionale e antico della zona. Il Sagrantino Passito - spesso considerato vino da dessert a causa della sua dolcezza - era in realtà utilizzato dagli abitanti di queste terre come vino per accompagnare i robusti arrosti di carne durante il pranzo di Pasqua. Il Sagrantino Passito - che certamente si può abbinare anche ai dessert, compresi quelli a base di cioccolato - trova inoltre un felice compagno nei formaggi pecorini stagionati che si producono in Umbria.
 Dal 1981, i produttori di Montefalco si sono riuniti dando vita al “Consorzio Tutela Vini Montefalco”, con lo scopo di coordinare le aziende nella ricerca della qualità e nella valorizzazione dei vini del territorio. Inoltre il Consorzio ha lo scopo di tutelare la viticoltura nella zona di produzione, la difesa e la promozione dei vini di Montefalco, vigilare sul rispetto delle normative di produzione stabilite dal disciplinare, oltre a fornire assistenza tecnica agronomica ed enologica ai propri associati. Nello stesso territorio della produzione del Sagrantino di Montefalco è definita anche l'area di produzione Montefalco DOC (Denominazione d'Origine Controllata) che condivide la quasi totalità della superficie del territorio con quello della Denominazione d'Origine Controllata Colli Martani. Il Montefalco DOC è prodotto in tre versioni: Bianco, Rosso e Rosso Riserva.
 Il Montefalco Bianco è prodotto con almeno il 50% di Grechetto - uva bianca autoctona dell'Umbria - 20-35% di Trebbiano Toscano e la restante quota di uve bianche autorizzate. Nonostante l'uva più celebre della zona di Montefalco sia il Sagrantino, la parte del protagonista nei vini rossi DOC spetta al Sangiovese. Il Montefalco Rosso e il Montefalco Rosso Riserva sono infatti prodotti con il 60-70% di Sangiovese, 10-15% Sagrantino e la restante quota con uve rosse autorizzate. Per quanto concerne i periodi di maturazione, per il Montefalco Rosso è richiesto un minimo di 18 mesi, mentre per il Montefalco Rosso Riserva il periodo minimo è 30 mesi, di cui almeno 12 in botte.

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