lunedì 15 maggio 2017

Château Margaux: una grande storia per un vino eccezionale





Chiunque si interessi del mondo vino e della sua storia, avrà sentito parlare dello Château Margaux. Numerosi proprietari si sono succeduti nel corso del tempo e la proprietà ha conosciuto un percorso tumultuoso, con alti e bassi. Da La Mothe di Margaux durante il 12esimo secolo sino all’incredibile popolarità di oggi dello Château Margaux, il percorso atipico di questo cru eccezionale rinvia ad una storia di una ricchezza eccezionale. Focus su uno dei più prestigiosi castelli del bordolese…

La storia di Château Margaux
La lunghissima storia di questo incantevole château comincia già nel 12esimo secolo, quando era un piccolo castello fortificato chiamato La Mothe de Margaux.
La Mothe de Margaux vide succedersi diversi proprietari. Tra il 1572 e il 1582 vi fu la svolta. La famiglia Lestonnac prese in mano le redini della proprietà, la ristrutturò e cambiò la produzione da cerealicola a vinicola. Già alla fine del 1600 la proprietà si avvicinava ad essere quello che è oggi, occupando una superficie totale di 265 ettari.
All’inizio del 18esimo secolo, il regista Berlon, un vero visionario della sua epoca per il mondo vinicolo, modernizza la vinificazione. La notorietà dei vini di Bordeaux inizia a spargersi in tutto il mondo. Thomas Jefferson, allora ambasciatore degli Stati Uniti in Francia (da 1785 a 1789) – ed anche uno dei padri fondatori della dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti e futuro 3° presidente degli Stati Uniti – scrisse su Margaux: “non ci può essere una migliore bottiglia di Bordeaux.



(Château Margaux, 1787 - euro 165.275
La storia di questa bottiglia è curiosa: era anch'essa parte della collezione di Thomas Jefferson e apparteneva al mercante di vini William Sokolin, che nel 1989 la portò con sé a



una cena organizzata da Château Margaux presso il Four Season Hotel di New York. Qui un cameriere la urtò, facendola cadere e mandandola in pezzi. Sokolin chiese all'assicurazione un risarcimento di 500mila dollari, ottenendone 225mila (che fanno appunto 165mila euro e spicci). Di fatto la bottiglia non è mai stata venduta, ma merita comunque di entrare in classifica.)

All’inizio degli anni 1800, il marchese del Colonilla fece costruire il sontuoso château che conosciamo oggi. Louis Combe è incaricato di realizzare ciò che diventerà un capolavoro d’architettura, in uno stile Neo-Palladien, che tuttavia non si è molto sviluppato in Francia. L’anno 1855 segna una svolta nella storia del castello. Sotto l’impulso dell’imperatore Napoleone III, che desidera predisporre una classificazione dei vini di Bordeaux per promuoverli in occasione della seconda esposizione universale di 1855, lo ChâteauMargaux è classificato come 1er Gran cru classé, essendo anche il solo ad aver ottenuto la nota perfetta di venti su venti.
Mentre le malattie decimano la vigna di Bordeaux alla fine del 19esimo secolo (fillossera), l’annata 1893 segna la resurrezione dello château, con una produzione eccezionale.
Nel 1977, un greco, André Mentzelopoulos, decise di riacquistare la proprietà. È sotto il suo impulso che arrivarono i grandi investimenti e le modernizzazioni, supervisionati anche dall’enologo Emile Peynaud. La migliorazione delle vigne e della produzione portarono a un grande successo con la storica annata 1978.
Nel 1980, Corinne Mentzelopoulos prende in mano le redini dello château, portando avanti con dinamismo la politica di sviluppo che suo padre aveva avviato.

Per lottare contro il traffico di bottiglie contraffatte, Corinne Mentzelopoulos ha deciso di lanciare, nel 2013, la creazione di una capsula d’autenticazione installata sui tappi. Infine, nel 2015, Norman Foster, architetto britannico di reputazione, è stato incaricato di concepire le nuove cantine, con l’obiettivo di sposare alla perfezione tradizione e modernità.


Château Margaux: un terroir e un savoir-faire d’eccezione per uno dei migliori vini di Bordeaux
Sui 265 ettari che costituiscono la superficie della proprietà, 78 ettari sono dedicati alla vite e piantati in Cabernet Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc, Petit Verdot e Sauvignon Blanc. Il terroir di Margaux è ideale per la coltura della vite. Senza il suo terreno argilloso, lo Château Margaux non potrebbe incarnare il rigore, la scorrevolezza e l’eleganza che lo caratterizzano. Ma il terreno non è tutto, lo Château Margaux ha potuto contare, nel corso della sua storia, sul savoir-faire incredibile delle persone che elaborano questo vino d’eccezione. Se lo château è quello che è, lo deve soprattutto ad André Mentzelopoulos, quindi a sua figlia Corinne, che continua instancabilmente e con rigore l’opera di suo padre. Non si può parlare di savoir-faire senza evocare ovviamente Paul Pontallier (scomparso nel 2016), il quale fu enologo dal 1983 ed in seguito direttore generale dello château dal 1990. Dal 1 marzo 2017 è Philippe Bascaules (già a Margaux dal 1990) il Direttore generale di Margaux, assecondato da Aurélien Valance (laureato ad HEC, Vice-Direttore generale di Margaux).


Focus sui vini dello Château Margaux

Lo straordinario Grand vin di Margaux: fine, complesso e persistente
La notorietà del Grand vin di Château Margaux è tale che è ancora oggi considerato come uno dei migliori vini al mondo. Un terreno ricco ed una cura meticolosa e continua permettono la creazione di vini eccezionali, anno dopo anno. Château Margaux possiede tutte le caratteristiche di un grande vino: scorrevolezza, eleganza, complessità, densità, intensità, lunghezza e freschezza. I tannini sono sempre fini e molto eleganti. In qualsiasi annata, ci si lascia abbagliare e incantare dallo Château Margaux.

Le Pavillon Rouge: second vin dal grandissimo potenziale d’invecchiamento
Inizialmente commercializzato sotto il nome di “Château Margaux 2eme vin”, il Pavillon Rouge dello Château Margaux non fu prodotto per un lungo periodo (tra gli anni 30 e la metà degli anni 70). Si è dovuto attendere l’arrivo di André Mentzelopoulos per rilanciarlo nel 1977, con l’obbiettivo di migliorare al massimo la selezione dei lotti che costituiscono il Grand Vin. Dalla creazione di un terzo vino, la qualità del Pavillon Rouge è aumentata al punto di avvicinarsi fortemente a suo fratello maggiore, ma senza imitarlo. Se la complessità e la profondità dello Château
Margaux sono ineguagliabili, gli aromi e l’equilibrio tra potenza e dolcezza non sono da meno in questo second vin. Pronto ad essere degustato prima dello Château Margaux, questo vino possiede tuttavia un potenziale incredibile d’invecchiamento, insolito per un secondo vino, riuscendo ad essere apprezzato fino a 30 anni dopo il suo imbottigliamento.
Lo Château Margaux produce anche un vino bianco “Pavillon Blanc du Château Margaux”, monovitigno di Sauvignon Blanc. Questo prodotto d’eccellenza è realizzato soltanto in piccole quantità. Fine, complesso, ricco e lungo
in bocca, il Pavillon Blanc sa sedurre i dilettanti del genere.




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