lunedì 15 gennaio 2018

Che Cos'è il Vino: una bevanda che affonda le sue radici nella tradizione e nella cultura, semplice e immediata, oppure una bevanda che si vuole rendere a tutti i costi complicata e distante dalla gente?



La domanda può sembrare stupida, o forse lo
è davvero. Nonostante l'apparente semplicità, credo che la risposta non sia così semplice.
Non vi è alcun dubbio che il vino sia una bevanda, ma non una qualunque. Esso ha rivestito un ruolo importante nella società, sin dalla notte dei tempi. Pur essendo una bevanda semplice, popolare, indispensabile supporto alla vita rurale e immancabile elemento di convivialità in qualsiasi banchetto, il vino  però è oggi visto in maniera diversa.
Si parla di vino fra amici, nei giornali, in televisione, alla radio, nella pubblicità: il vino è ovunque. Non solo se ne parla, ma pare sia considerato come un argomento elitario, una passione coltivata unicamente da persone raffinate e altolocate.
Probabilmente di vino se n'è parlato anche a sproposito, spesso utilizzando linguaggi che hanno avuto come risultato quello di allontanare la gente dal vino piuttosto che avvicinarla. Alcuni termini ed espressioni hanno contribuito ha far passare l’idea (errata) che il vino sia qualcosa di complicato e incomprensibile. Termini spocchiosi, spesso ridicoli, hanno solamente confuso i consumatori, spesso facendoli ridere di gusto.
La ragione di così tanto interesse è certamente legata a fattori culturali e tradizionali, ma è innegabile che uno dei fattori responsabili di tanto interesse sia quello economico. È inutile negare che nel mondo del vino vi siano interessi economici colossali , che rubano la scena alla spontanea e autentica passione per la bevanda prediletta da Bacco. Esperti di ogni genere (o presunti tali) si affidano all'ostentazione di una “ingombrante” arroganza, che ha come unico risultato quello di allontanare la gente dal vino invece che di avvicinarla. Eppure il vino ha come qualità principale la semplicità, l'immediatezza che non ha nessuna pretesa se non quella di regalare un'emozione o di soddisfare una necessità, a seconda dei punti di vista e di ciò che si cerca in un vino. Lungi dal voler criticare la professionalità e l'importanza dei sommelier: quando svolto con discrezione, competenza e, soprattutto, savoir-faire, è certamente importante per la
diffusione e la conoscenza del vino. È innegabile però che comportamenti altezzosi non fanno altro che rendere distanti e incerti i consumatori che, al momento della scelta di un vino, nel timore di sbagliare o di fare la tanto temuta “brutta figura”, finiscono per evitarlo, indirizzandosi su altre bevande semplici e che non hanno bisogno di tante complicazioni.  
Che cos'è quindi il vino? Una bevanda che affonda le sue radici nella tradizione e nella cultura, semplice e immediata, oppure una bevanda che si vuole rendere a tutti i costi complicata e distante dalla gente? Il vino è certamente una bevanda complessa, ma nella sua complessità può anche essere estremamente semplice. Dipende da cosa si cerca in un calice di vino. Una cosa è certa: fino a quando si farà del vino una bevanda complessa, dal punto di vista culturale e informativo, la gente crederà di non essere all'altezza di comprenderlo e quindi terrà il vino a una certa distanza, come qualcosa che distingue chi lo apprezza - ma non chi ne abusa - senza mai avvicinarsi veramente. Questo non deve comunque significare che il vino deve essere svilito o banalizzato: l'effetto sarebbe ancora peggiore, aumentando - forse - l'abitudine di farne un consumo sconsiderato ed eccessivo. Ma anche fare del vino una bevanda elitaria, complicata per forza, non è la cosa migliore da fare. Il vino è un patrimonio culturale e tradizionale dei luoghi dove da sempre è presente nella vita della gente e, come tale, deve essere patrimonio di tutti, non di pochi o di quelli che lo vogliono per forza trasformare in qualcosa di diverso e che con il vino non ha nulla in comune. Le parole sono importanti, hanno la funzione primaria di rendere comprensibile a tutti un concetto, non di renderlo incomprensibile. Infatti, se qualcosa è incomprensibile diventa anche inutile. Può, eventualmente, fare finta di capirlo o di usarlo, ma certamente non è la stessa cosa e di certo questo non è utile alla diffusione della cultura enologica. Perché il vino è cultura, perché il vino è semplicemente vino.
                
                 Nicola Tamburrino

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