La zona di coltivazione si estende, come recita il nome del vino, nei comuni di Morgex e La Salle, sulla sinistra orografica della Dora Baltea: siamo nell’ultimo tratto della Valle d’Aosta che si apre nella stupenda e maestosa valle, la Valdigne (degna di un re, appunto), dove anche la vite non abbandona l’uomo e si innalza alle altezze più proibitive. Di terrazzo in terrazzo, di gradone in gradone, i vigneti arrivano a raggiungere i 1200 m. di altitudine. Il fenomeno è veramente eccezionale e quanti scrivono di cose enoiche, puntualmente, non mancano di annotarlo ricordando che ci troviamo di fronte ai vigneti tra i più alti d’Europa.
Il Blanc de Morgex et de La Salle è prodotto utilizzando esclusivamente il vitigno Prié
Blanc– biotipo Blanc de Morgex, di cui non si conosce con esattezza l’origine. Alcune fonti vorrebbero attestata la viticoltura a bacca bianca in quest’area fin dall’VIII sec. e, probabilmente, dall’epoca dei Romani. Una tradizione locale lo vorrebbe invece importato in Valle d’Aosta verso il 1630 da coloni del Vallese chiamati per popolare l’alta valle desolata da una pestilenza e divenuti poi proprietari della metà della superficie loro inizialmente assegnata a titolo di mezzadria. Altri studiosi non ritengono attendibile tale ipotesi e propendono piuttosto a considerare questo vitigno come autoctono della Valle d’Aosta e non è difficile immaginare che si tratti di vitigno indigeno, scelto cioè attraverso i secoli secondo una selezione attuata partendo o da eventuali modificazioni o da spontanee seminagioni.
Qualunque sia l’origine le sue caratteristiche sono piuttosto particolari. Sua preziosa prerogativa è di compiere l’intero ciclo vegetativo in un periodo di tempo molto breve per cui inizia il germogliamento più tardi e raggiunge la maturazione prima degli altri vitigni. Così, grazie al germogliamento tardivo, sfugge bene alle brinate e gelate che qui possono facilmente sopraggiungere ancora nel mese di aprile e qualche volta a inizio maggio. Pure la maturazione è molto anticipata, definita tecnicamente di prima epoca precoce, per cui la vendemmia può essere effettuata prima dell’arrivo delle prime nevi. A queste altitudini l’epoca di vendemmia è sempre stata nei vari periodi storici un momento particolarmente importante ed ancora oggi la data di inizio vendemmia viene formalizzata in apposite riunioni degli organi competenti. Nonostante tutto, infatti, può accadere che la neve sopraggiunga abbondante prima della vendemmia come è avvenuto, analizzando soltanto i tempi più recenti. La produttività e la vigoria del Prié Blanc sono medie, con potatura un po’ lunga. Viene normalmente allevato su pergole molto basse, sorrette da palature ora in legno ora in stupende pietre monolitiche, per evitare i danni del vento e del gelo invernale, sconfitto dalla capacità del terreno assai sassoso di immagazzinare calore durante il giorno e ricederlo nelle ore notturne.
Dal punto di vista della resistenza alle malattie, va tenuto presente che le condizioni di temperatura e di secchezza dell’aria rendono eccezionalmente poco temibili le malattie crittogamiche, con necessità di trattamenti notevolmente ridotti rispetto ad altre aree vitivinicole. Persino la fillossera, il tremendo insetto che, proveniente dalle Americhe, ha distrutto sul finire del secolo scorso gran parte dei vigneti d’Europa, non ha potuto
Prie blanc |
costretti ad impiegare viti europee innestate sul “ piede ” americano, che è abituato a sopportare l’insetto per via di una multimillenaria convivenza, in Valdigne si impiantano ancora le viti originarie, soltanto europee, senza ricorrere all’innesto. Si usa infatti ancora il vecchio sistema delle “ propaggini ”: si interra cioè in primavera un tratto di germogli della vite, senza staccarlo dalla pianta e, in autunno, quando si è sicuri che la nuova piantina avrà radicato, le si toglie il cordone che ancora la lega alla pianta madre. I puristi affermano che in questi casi, in cui non si è avuto mescolanza di due tipi di vite (l’americana e l’europea), l’esistenza delle piante è più sana e longeva e le caratteristiche del vino più pure e peculiari.
In passato il Blanc de Morgex et de La
Salle era commercializzato dai singoli vignerons, con
produzioni peraltro modeste che non garantivano una presenza costante sul
mercato né una corretta divulgazione della complessiva immagine vitivinicola.
Alcuni stimoli interni, quali il giusto senso di orgoglio per le proprie tradizioni e la secolare abitudine al lavoro in gruppo nei villaggi alpini, ed esterni, quale la lungimirante azione di Don Bougeat, Parroco di Morgex fino al 1971, hanno dato spunto per la creazione della “Association des Viticulteurs”.
Nel 1983, a distanza di un decennio e sulle ceneri di questa, quale primo risultato della politica di sostegno e sviluppo della viticoltura valdostana attuata dalla Amministrazione Regionale, è stata fondata la Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, ora Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, che ha successivamente preso possesso dei locali della nuova sede di Morgex, tecnologicamente all’avanguardia.
Nel primo decennio di attività di vinificazione la Cave ha raggiunto pressoché il raddoppio del numero dei soci, attualmente 80 circa, ed incrementato la propria produzione, ora quantificabile in 140.000 bottiglie annue: una ulteriore conferma del successo di un cammino intrapreso ridando vita a vigneti ormai abbandonati sulle pendici del Monte Bianco, nel desiderio di non lasciar morire una secolare tradizione dei luoghi.
Certo, il dato produttivo può sembrare ridotto rispetto ad altre realtà vitivinicole, ma occorre ricordare che questo rappresenta oltre il 90% delle uve raccolte nei comuni di Morgex e La Salle, per un totale di 18 ettari di superficie, e, soprattutto, che le caratteristiche geomorfologiche del terreno presentano scarsa possibilità di espansione.
Alcuni stimoli interni, quali il giusto senso di orgoglio per le proprie tradizioni e la secolare abitudine al lavoro in gruppo nei villaggi alpini, ed esterni, quale la lungimirante azione di Don Bougeat, Parroco di Morgex fino al 1971, hanno dato spunto per la creazione della “Association des Viticulteurs”.
Nel 1983, a distanza di un decennio e sulle ceneri di questa, quale primo risultato della politica di sostegno e sviluppo della viticoltura valdostana attuata dalla Amministrazione Regionale, è stata fondata la Cave du Vin Blanc de Morgex et de La Salle, ora Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, che ha successivamente preso possesso dei locali della nuova sede di Morgex, tecnologicamente all’avanguardia.
Nel primo decennio di attività di vinificazione la Cave ha raggiunto pressoché il raddoppio del numero dei soci, attualmente 80 circa, ed incrementato la propria produzione, ora quantificabile in 140.000 bottiglie annue: una ulteriore conferma del successo di un cammino intrapreso ridando vita a vigneti ormai abbandonati sulle pendici del Monte Bianco, nel desiderio di non lasciar morire una secolare tradizione dei luoghi.
Certo, il dato produttivo può sembrare ridotto rispetto ad altre realtà vitivinicole, ma occorre ricordare che questo rappresenta oltre il 90% delle uve raccolte nei comuni di Morgex e La Salle, per un totale di 18 ettari di superficie, e, soprattutto, che le caratteristiche geomorfologiche del terreno presentano scarsa possibilità di espansione.
Una nota di menzione merita
Il Chaudelune
Vin del Glace “Vino del Ghiaccio” un particolare vino bianco ottenuto
dalla vendemmia notturna, prodotto in Val D'Aosta dalla cantina Cave du Vin
Blanc situata tra i comuni di Morgex e di La Salle, i vigneti raggiungono i 1200 metri di altitudine alle pendici del Monte
Bianco e sono i più alti d'Europa.
L'uva utilizzata nella produzione di questo vino è 100% Priè Blanc de Morgex, raccolta
dopo le prime gelate a temperature tra
-6 e -10 °C, ottenendo così una particolare concentrazione di zuccheri.
La fermentazione e l'affinamento avvengono in piccole
botti di rovere in ossidazione, le botti non vengono colmate per aiutare
l'ossidazione e quindi avere una maggiore complessità olfattiva.
Alla vista appare giallo dorato.
Il profumo è intenso con predominanza di erbe
aromatiche come origano, timo e menta ed un finale di miele e albicocca.
Al palato è intenso con chiare note di
albicocca che si uniscono a sentori di cedro e limone.
Gli
abbinamenti consigliati
Si consiglia di servire a temperatura ambiente.
E' un vino molto particolare con una personalità
spiccata adatto da bere da solo o in accompagnamento a formaggi erborinati.
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